Milano 11 Gennaio – L’acquisto di Palazzo Turati, storico edificio di Via Meravigli dove ha sede la Camera di Commercio, da parte del fondo sovrano dell’Azerbaijan è solo l’ultimo esempio dell’interesse che Milano e i suoi palazzi – storici e nuovissimi, come nel caso di Porta Nuova – stanno catalizzando l’attenzione dei grandi investitori esteri. In cima all’elenco ci sono i fondi sovrani che, per lo più alimentati negli anni d’oro dai petrodollari, sono in cerca di occasione per diversificare gli investimenti, allettati dai buoni rendimenti che i palazzi chiave possono assicurare.
Lo shopping è scattato da qualche anno, soprattutto in vista dell’Expo che si è concluso il 31 ottobre. La parte del leone, finora, l’ha giocata il Qatar, il cui fondo sovrano ha acquistato il progetto Porta Nuova, quello che ha cambiato lo Skyline del capoluogo lombardo. Ma anche Abu Dhabi e cinesi, da tempo, hanno messo gli occhi su luoghi simbolo della città. La cinese Fosun si è aggiudicata l’ex sede di Unicredit in Piazza Cordusio, gli emiratini invece hanno preso l’ex palazzone dell’Inps in disuso dal 2012 per riqualificarlo in una nuova torre. Insomma, mentre il profilo della città sta cambiando, muta anche la proprietà, nella scarsità di capitali italiani pronti a investire. Nel frattempo la tendenza delle grandi multinazionali resta quella di dirigere i nuovi quartieri generali sempre più lontano dal centro, alcune cercano nuovi palazzi pregiati. Due su tutte: Samsung e Bnl-Bnp Paribas che per le rispettive sedi italiane hanno scelto di affittare il Diamantino e la «Diamond Tower» a Porta Nuova. (La Stampa)
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