Milano 15 Gennaio – C’ era una volta Marco Pannella che regalava hashish ai passanti di Porta Portese e ad Alda D’ Eusanio, e ogni volta era scandalo in piazza, in televisione, in parlamento e in tribunale.
Erano i tempi sfacciati e comunque coraggiosi degli antiproibizionisti italiani, che ogni tanto finivano in carcere e se c’ era da pagare lo facevano di tasca propria. Gli anni in cui il Coordinamento radicale antiproibizionista, indignando la sinistra, faceva quattro giorni di congresso nella comunità di San Patrignano, ospite dell’«avversario» Vincenzo Muccioli e dunque nella tana del lupo. Adesso lo scandalo non c’ è più e non c’ è nemmeno il coraggio.
La campagna per la liberalizzazione delle droghe leggere è diventata una marachella vigliacchetta, ammicca alla trasgressione ma non ha l’ onore di autodenunciarsi. Ti dice che farsi le canne è facile, ti vende il kit e ti spiega come coltivarti le piantine, ma nasconde il tutto tra le pieghe della legge, mascherando lo sballo con le necessità terapeutiche.
La battaglia per la libertà individuale e contro le mafie si è imborghesita e si è fatta business. Quindici euro per un libro che su Amazon ne costa 6,80, un semino di cannabis in omaggio, la produzione dell’ evento spartita tra ciò che resta delle vecchie associazioni radicali, i Giovani democratici di Milano e le altre sigle di sinistra: sin troppo facile fare il gioco di parole e definirla una «joint-venture».
Si potesse entrare al seggio con la canna, sotto al Duomo le primarie di coalizione sarebbero cosa fatta. Sentirsi trasgressivi senza rischiare nulla, magari guadagnandoci qualcosa: il brivido perfetto per i rivoluzionari da salotto.
L’ appuntamento è per dopodomani. Quota di partecipazione 15 euro, luogo da definire in base alle adesioni che arriveranno via Facebook. Non è il primo “corso di formazione” del genere e anche stavolta gli organizzatori fanno sapere che la quota include una copia del libro Marijuana in salotto (appunto), una birra e la spilletta del Comitato cannabis terapeutica Lombardia. Al termine, l’ ambito cadeau: «A tutti i convenuti verrà regalato un seme».
I giovani del Partito democratico ci mettono il cappello sopra, anche se si tratta di una campagna che da sempre riguarda i Radicali, e che né il Pd né il Pci hanno mai appoggiato ufficialmente. Pure in questo non sono cambiati, ora come allora usano le associazioni giovanili del partito come esche: lo spinello è trendy, venite parvulos.
Ma l’ aiuto dei renzini è comunque utile, c’ è da portare gente e soldi. L’ importante è mantenere quella ambiguità che consente di rispettare i limiti formali dell’ ordinamento italiano, che sennò mamma Boschi si arrabbia.
Il nobile paravento è la proposta di legge regionale d’ iniziativa popolare Disposizioni in materia di farmaci a base di cannabinoidi il cui scopo, spiega la relazione che l’ accompagna, è «rendere i principi attivi della cannabis usufruibili per la cura dei sintomi e delle numerose malattie riconosciuti trattabili con gli stessi».
Ma quel muro lì ormai è abbattuto: a coltivare le piante per uso medicinale provvede lo Stato, nello stabilimento Farmaceutico militare di Firenze. È previsto che università, enti di ricerca e laboratori pubblici siano autorizzati a coltivare le piante per scopi scientifici, e nella bozza del decreto che arriverà domani in consiglio dei ministri si legge che se questi violeranno le prescrizioni per la coltivazione non commetteranno un reato penale, ma un semplice illecito amministrativo.
Soprattutto, i farmaci derivati dalla cannabis e la cura del dolore non c’ entrano nulla col corso per farsi l’ orticello in bagno e col libro concesso in grazioso omaggio all’ evento dei Giovani dem milanesi, dove in copertina appare un uomo che fuma uno spinello in triste solitudine. Da grande battaglia liberale di Milton Friedman e Antonio Martino al manuale per farsi le canne di nascosto da tutti: brutta fine per l’ antiproibizionismo.
Fonte Dagospia Fausto Carioti (Liberoquotidiano)
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