Milano 23 Gennaio – “Aperitivo in Concerto” presenta domenica 24 gennaio, alle 11.00, un appassionato omaggio alla Giornata della Memoria (27 gennaio) da parte di un grande artista: Frank London, acclamato trombettista, popolare solista dei Klezmatics, poeta della cultura musicale yiddish, che, con The Glass House Project, ricorda le vittime della Shoa in Ungheria nel 1944 e la famosa Glass House (Casa di Vetro, Üvegház), in cui il diplomatico svizzero Carl Lutz (1895-1975), a Budapest, dette rifugio a migliaia di ebrei salvandone 62.000 dalla deportazione verso i campi di concentramento nazisti.
Accompagnato da artisti straordinari provenienti dall’ America (il chitarrista Aram Bajakian e il contrabbassista Pablo Aslan), dall’Ungheria e da Israele, London (che ha raccolto per l’occasione musiche appartenenti alla tradizione ebraico-ungherese) ripercorre le vicende di Lutz e della Casa di Vetro, facendo uso di una molteplicità di antiche fonti musicali ebraiche e zingare creando un affresco intenso, lirico e appassionante.
L’impresa di Lutz, ora riconosciuta come lo sforzo di salvataggio più grande che sia stato intrapreso nell’Europa dominata dai nazisti, per oltre cinquant’anni è rimasta chiusa tra gli archivi governativi e i documenti di famiglia. La biografia racconta come Lutz, console svizzero a Budapest dal 1942 al 1945, abbia sfidato tutte le regole diplomatiche rilasciando documenti di protezione per decine di migliaia di ebrei ungheresi mettendo a rischio la propria vita.
La realtà più incredibile è che in Svizzera quasi nessuno conosce Carl Lutz, nessuno si è battuto perché i suoi meriti venissero riconosciuti prima della morte, avvenuta nel 1975, anche se si tratta di uno dei più grandi eroi che la Confeedrazione abbia mai avuto, un diplomatico di origini appenzellesi che con l’unico aiuto della moglie riuscì a strappare ai campi di concentramento e alle feroci “croci frecciate”, i fascisti dell’Ungheria nazista, migliaia di ebrei.
Tutto comincia nel 1942, quando il 47enne Carl viene nominato viceconsole presso l’ambasciata svizzera a Budapest e si trasferisce nella capitale ungherese con la moglie Gertrud. La sua prima azione, avendo compreso il destino riservato dai nazisti agli ebrei, è far emigrare diecimila bambini, in collaborazione con l’Agenzia ebraica per la Palestina. Nel marzo del 1944 Budapest viene occupata dalle truppe tedesche e il famigerato ufficiale delle SS Adolf Eichmann dà il via alla deportazione di massa degli ebrei ungheresi. Vagoni blindati, marce forzate verso Vienna decimano la popolazione del ghetto. In questo inferno Lutz ha un’idea: emettere un numero inverosimile (molto più alto del consentito) di “Schutzbriefe”, “lettere di protezione” che garantiscano al possessore la tutela diplomatica di Berna. Tra la popolazione ebraica si scatena così una vera caccia alla “Schutzbrief” e non poche furono quelle falsificate. La figlia adottiva ricorda un momento particolarmente drammatico, quello in cui Carl e la moglie Gertrud vengono obbligati dalle SS a riconoscere le vere Schutzbriefe da quelle false. Il loro giudizio decise della vita e della morte di molti ebrei, una scelta dolorosissima cui purtroppo non poterono sottrarsi, pena rappresaglie dei nazisti sugli altri ebrei da loro protetti.
Lutz aveva esteso la tutela elvetica anche a una sessantina di palazzi di Budapest e a una ex fabbrica di vetro (“la casa di vetro”), edifici che avevano ottenuto lo status di extraterritorialità che ospitavano migliaia di ebrei protetti dalle Schutzbriefe. Varie volte dovette intervenire a rischio della vita per impedire in extremis retate delle “croci frecciate”, riuscendo, quasi per miracolo, a mantenere l’inviolabilità diplomatica di quei palazzi fino all’arrivo dell’Armata Rossa e al crollo del regime nazista nel 1945.
Fonti ebraiche stabilirono che il sistema ideato da Lutz aveva salvato oltre 62mila ebrei e, nel 1964, Israele nominò lui e Gertrud (da cui nel frattempo aveva divorziato) “Giusti tra le nazioni”. Silenzio e imbarazzo invece da Berna: più volte, anzi, il Ministero degli Esteri accusò Lutz di aver abusato del suo ruolo, arrivando a mettere in pericolo la neutralità elvetica. Nel 1975, il viceconsole morì amareggiato per non aver ottenuto alcun riconoscimento ufficiale; Gertrud morì d’infarto nel 1995, proprio mentre si recava da Berna a Zurigo in treno per partecipare a una trasmissione della Televisione della Svizzera Tedesca che, finalmente, avrebbe dovuto spiegare agli svizzeri i meriti suoi e del marito.
The Glass House Orchestra
Frank London, trombettista e compositore di fama, ha intrapreso da qualche anno una brillante carriera solistica aprendo i confini del klezmer (genere musicale tradizionale delle comunità ebraiche dell’Europa orientale) ad altre sonorità. Si esibisce regolarmente con i Klezmatics e The Hasidic New Wave.
Szirtes Edina “Mókus”, fra le più amate e apprezzate artiste ungheresi, è nata nel 1975 a Kecskemét e si è laureata nel 2000 all’Università di Szeged; si è diplomata in violino all’Accademia di musica Franz Liszt di Budapest.
Il violinista Jake Shulman-Ment, fra i principali esponenti dell’interpretazione del klezmer negli Stati Uniti, ha collaborato con molti gruppi specialistici; insegna arti popolari yiddish del KlezKamp.
Il sassofonista Béla Ágoston si definisce un “navigante musicale”; si è diplomato in musicologia e ha collaborato con gruppi noti in Ungheria; fa parte di complessi dediti allo studio del folklore musicale ungherese e ebraico-ungherese.
Il chitarrista Aram Bajakian ha collaborato con artisti di rilievo quali Lou Reed; leader di varî gruppi, si dedica alla musica tradizionale armena..
Miklós Lukács è un famoso solista di cimbalom, strumento musicale a corde tipico dell’Ungheria e dell’Ucraina. Il suo stile è unico, per questo è molto richiesto da artisti come Charles Lloyd, Archie Shepp, Chris Potter, Steve Coleman; si è esibito come solista con orchestre di valore internazionale al Covent Garden, Royal Albert Hall, Barbican Center, Carnegie Hall.
Nato a Buenos Aires, Pablo Aslan; si esibisce nelle più importanti sale di New York, dove ha guidato gruppi quali New York Buenos Aires Connection, Avantango, New York Tango Trio.
Nato e cresciuto in Israele, Yonadav “Yoni” Halevy ha iniziato a suonare a sette anni. Interessatosi al jazz, esordisce professionalmente a sedici anni, studiando poi con Arnie Lawrence e perfezionandosi anche in taluni ambiti della musica araba. E’ il leader del noto gruppo post-funk The Apples ed è un membro del collettivo hip hop Spokinn Movement.
Biglietto intero €12 Ridotto giovani € 8
Numero Verde 800-914350 www.aperitivoinconcerto.com
Laurea Magistrale in Lettere Moderne. Master in Relazioni Pubbliche.
Diploma ISMEO (lingua e cultura araba). Giornalista. Responsabile rapporti Media relations e con Enti ed Istituzioni presso Vox Idee (agenzia comunicazione integrata) Milano.