Perchè non possiamo non sostenere Cruz

Esteri

Milano 23 Gennaio – Siamo alle soglie della campagna per le primarie in Usa. Sembrerà strano, ma finora si è, incredibilmente, scherzato. I sondaggi sono stati solo virtuali e ci sono ancora una decina di candidati Repubblicani in lizza per la nomination. Dal primo Febbraio iniziano le danze. I primi Stati a votare sono Iowa e New Hampshire. In quest’ultimo non c’è gara, Trump conduce di venti punti. In Iowa siamo alla pari tra Trump e Cruz. Perchè dovremmo, quindi, stare con quest’ultimo? La risposta non è facile, per un Americano, Repubblicano e Conservatore, mentre per un Italiano è più semplice. Noi Trump lo conosciamo bene. Ci è familiare. È Silvio. Meno signorile, con meno charme. Ma è lui. E se non lui, è il Salvini d’America. L’uomo che i problemi non li risolve, li spiana. Questo vuol dire, tra l’altro, che di fronte a problemi economici, etici e di gestione quotidiana dello Stato Donald non risponde. O se risponde la sua ricetta è, come dicono gli Americani “more of the same”. Più della stessa cosa. Esattamente come Salvini. Fateci caso. Prendiamo i Rom. La prima proposta è la ruspa. Ormai è un riflesso condizionato. Poi partono le proposte di sfratto, lotta dura e senza paura. Tutte ricette, magari anche giuste, che falliscono da trent’anni però. A Salvini questo non interessa, lui e Trump combattono una battaglia diversa. Il nemico comune è l’ideologia liberal che oggi strangola il diritto di parola. E la loro azione è la parola. Quando Trump propone di impedire l’entrata agli Islamici, quando Salvini chiede la castrazione chimica per gli stupratori, quando Trump e Salvini chiedono una Santa Alleanza con la Russia Putiniana, in tutti questi casi la loro lotta politica ottiene un risultato. Il silenzio, imposto come pena indiscriminata e preventiva crolla. E chi urla è libero. E con lui tutti quelli che l’hanno seguito. Questo è Trump. Ma per avere tutti i benefici di questa leadership è proprio necessario farli diventare presidenti? Io credo di no.

Qui entra in gioco Cruz. Vorrei poter avere un politico Italiano da usare come paragone. Ma non c’è. Non c’è e non potrà esserci mai. Cruz in uno dei primi dibattiti disse di sé che non era l’amico con cui tutti sarebbero usciti a prendere una birra, ma era l’amico a cui vi sareste affidati per tornare a casa dopo averne bevuto una di troppo. È il bravo ragazzo che Washington non ha piegato e non ha corrotto, l’esponente del Tea Party che non ha ceduto alle sirene della moderazione. È un conservatore intransigente su ciò che ha reso grande l’America. Basse tasse, libertà di armarsi ed una visione etica della vita. Proprio ieri, nell’anniversario della sentenza RoevsWade che introdusse l’aborto legale negli Usa i suoi sostenitori hanno ricordato le sue posizioni anti abortiste. Noi, come detto, non ne abbiamo uno. Quello che manca ai nostri Cruz è il successo. E la concretezza. Di Cruz puoi fidarti, quello che promette farà. Dei nostri liberisti no. Non che siano inaffidabili, ma non hanno le armi per poter essere la linea di difesa contro lo Stato che sono in Usa. E queste armi sono, inevitabilmente, i militanti ed i voti che glielo consentirebbero. Se non abbiamo Cruz, in altre parole, è colpa nostra. Non ce l’abbiamo fatta ad impedire che venissero soffocati dai Brunetta, prima ancora che sconfitti dai Salvini. Non è troppo tardi, però, per invertire la tendenza. Negli anni ’80 perdemmo il treno di Reagan, stavolta speriamo di non perdere quello di Cruz.

A proposito, alla fine Cruz vincerà la nomination? E se sì, Trump lo sosterrà nella corsa alle Presidenziali? Vi dirò la verità, non lo so. Ma soprattutto non mi importa. La Buona Battaglia non si combatte perchè vincente, si combatte perchè giusta. E cosa c’è di più giusto che combattere per un uomo che il Bene lo vuole fare e non solo annunciare?

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