Milano 26 Gennaio – Riassumiamo i dati essenziali di questa questione. Da est sta montando un’ondata migratoria come raramente si è vista in tempi di pace. Sono, letteralmente, milioni i profughi in arrivo a piedi sulla rotta Balcanica. In risposta a questo l’Europa si è, come spesso avviene, spaccata in due. Con in mezzo degli arbitri nominati da nessuno, ma autoproclamatisi salvatori dell’Europa. Ai lati di questi custodi delle sacre tradizioni troviamo i paesi di transito ed i paesi di arrivo. I primi puntano a non diventare sacche di ristagno ed i secondi cercano di proteggersi dal diluvio. Tipico caso di paesi di transito sono Ungheria e paesi Balcanici, tipici casi di paesi d’arrivo sono Danimarca ed Austria. Atipico paese di transito è l’Italia, ma che ci volete fare, noi dipendiamo troppo dalla BCE e dai suoi acquisti di debito per poter avere una linea coerente. In ogni caso, i paesi di arrivo stanno per chiudere le frontiere sospendendo Schengen. Prima l’hanno fatto Danimarca e Svezia, ora minaccia di farlo l’Austria. I paesi di transito non ci stanno, ma a parlare per loro sono i pacieri, i difensori dell’Europa unita. Che non hanno capito, come spesso accade, nulla di ciò che difendono. Esistono tre punti di vista che non vengono quasi mai esposti sul tema, ma che danno una dimensione del Trattato di Schengen molto meno ideologica. E che dimostrano, ad avviso di chi scrive, che non c’è nulla da salvare.
Primo, l’articolo 26 del Trattato consente di sospenderlo. Chi l’ha scritto non era uno sprovveduto né un idiota. Oggi si dice che da Schengen dipende l’intera Europa. Forse è vero, ma allora dipende da tutto il testo. Compresa la possibilità di chiudere la porta in caso di crisi. E se non è crisi questa allora non ve ne sarà mai una. Quello che ucciderebbe l’Unione sarebbe obbligare i paesi membri a scegliere tra restarvi dentro, ma con l’impossibilità di difendere i propri confini, ed uscirne definitivamente. Qualcuno chiosa che questo è egoismo. Ma va? Gli Stati devono essere egoisti, altrimenti sono peggio che inutili. Inoltre che una comunità sia forzata a pensare prima ad altri che a se stessa è assurdo. È proprio un assurdo, perchè si postula che un intervento di imperio possa creare le condizioni di una vera solidarietà. Ovvero si dice che dalla tirannia può nascere il bene. E la storia ci insegna che non è affatto così.
Secondo, si dice che se non circolano le persone allora crolla la libera circolazione delle merci. Questa critica, prima che strumentale, è stupida oltre ogni limite. In primis, le merci che a casa ma non voglio, a casa mia non entrano. Le persone, invece, se decidono di voler entrare contro il mio permesso hanno discrete probabilità di riuscirci. Quindi sì, bloccare le merci è un atto di tirannia (a casa mia decido io cosa possa entrare), bloccare le persone no (idem come sopra, con l’aggiunta che si erano presentati non invitati). Mettere i due fenomeni sullo stesso piano è peggio che essere in malafede, dà proprio l’idea che non si sia capito nulla del fenomeno migratorio e che non si sia pienamente consci di quali atroci sacrifici questi individui altamente motivati siano in grado di compiere per arrivare. E quindi si sia del tutto impreparati a gestire la loro determinazione.
In ultimo, questa gente ha sacrificato talvolta persino la vita dei propri figli per arrivare. Non li hanno fermati migliaia di km a piedi, un mare infido, gli aguzzini sulla strada, il freddo e gli stenti. Che probabilità ci sono, secondo voi, che ci riescano delle frontiere, ovvero parole su un pezzo di carta? Guardate gli accampamenti a Calais. Guardate i profughi sui monti. Leggete il loro sguardo. Ecco, siete davvero certi che queste misure serviranno a qualcosa? Allora lasciategli prendere, consentitegli di provarci. Falliranno. E cadranno. Ma da uomini liberi. Liberi come dovremmo essere anche noi. Invece noi abbiamo Renzi ed Alfano. Quanto fortunati siamo, eh?
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,