Milano 15 Febbraio – Il governo Renzi compie due anni. E vanta di aver abbassato le tasse. Come è noto a tutti, ormai, l’Italia è il paese europeo in cui si pagano più tasse individuali, ad eccezione della Francia. Ed è quello in cui le famiglie pagano più tasse in assoluto, il 68% secondo i conti della Banca Mondiale, come abbiamo avuto modo di ricordare lo scorso 30 gennaio. I dati dell’indice “Paying taxes 2016” (Banca Mondiale, appunto), riferiti ai dati del 2014, dunque l’ultimo anno dell’era pre-Renzi, parlano chiaro: il prelievo fiscale annuale sul profitto è del 64,8% contro una media europea del 40,6%. Sono tre gliindicatori considerati dalla BM: la pressione fiscale sulle imprese, le ore perse per gliadempimenti fiscali, e il numero di tasse che gravano sulle imprese. Su 189 Paesi del mondo analizzati, l’Italia si pone al 137simo posto. Quindi, per un governo che vuol seriamente abbassare le tasse, c’è veramente molto lavoro da fare. E anche con una certa urgenza.
Se guardiamo all’operato del governo in carica seguendo le sue stesse dichiarazioni e le notizie sulla stampa economica, ci sembra che abbia mantenuto la sua promessa. Eppure, non c’è settore che non lamenti mancate riduzioni di imposte o addirittura aumenti. A partire dalla casa. Renzi ha copiato con successo l’idea di Silvio Berlusconi di eliminare la tassa sulla prima casa. Ma sia Confedilizia che la Cgia di Mestre segnalano un aumento complessivo della pressione fiscale. La Cgia analizza il periodo che va dal 2010 al 2015 (governi Berlusconi, Monti, Letta e Renzi) e constata come la pressione sia costantemente aumentata: “una famiglia con 4 componenti che abita una casa da 120 mq ha subìto un aumento della tassa rifiuti del 25,5%, ovvero 75 euro in più. Quest’anno (dunque grazie al governo Renzi, ndr), inoltre, si dovranno versare 368 euro di Tari al proprio comune. In caso di nucleo di 3 componenti residente in un appartamento da 100 mq, l’aumento è stato del 23,5% (+57 euro). In sostanza nel 2015 si dovranno versare circa 300 euro. Un nucleo di 3 persone che risiede in un’abitazione da 80 mq ha dovuto pagare il 18,2% in più (+35 euro): 227 euro da versare”. Questo per quanto riguarda i privati cittadini. “Ma alle attività economiche va anche peggio – scrive la Cgia di Mestre – il rincaro medio per ristoranti, pizzerie e pub con una superficie di 200 mq, ad esempio, si attesta addirittura al 47,4%, (+1.414 euro). Un negozio di ortofrutta di 70 mq, invece, ha registrato un incremento del 42% (+ 560 euro), mentre un bar di 60 mq ha dovuto versare il 35,2% in più, pari ad un aggravio di 272 euro”.
Per quanto riguarda le imprese, il governo Renzi vanta di aver iniziato ad abbassare il costo del lavoro e di aver intrapreso un percorso per ridurre la pressione complessiva sugli imprenditori. Eppure, stando al Centro Studi di Confindustria, resta alta la pressione fiscale sulle imprese, stimata dal al 49,4% del Pil. Un livello che: “non potrà diminuire finché non ridurremo la spesa corrente” (al netto degli interessi passata da 671 miliardi nel 2012 a 692 nel 2014). Le imprese danno atto a Renzi e a Padoan che l’ultimo anno abbia segnato “un’inversione di tendenza”, ma il loro è un sorriso a denti stretti: “il percorso è ancora lungo e deve contare sull’impegno e la collaborazione per semplificare la vita delle imprese”, dichiara Gianfelice Rocca, presidente di Assolombarda.
E che dire dei consumatori? Il governo Renzi vanta di non aver aumentato l’Iva. Non accenna neppure a diminuirla, ma per lo meno non l’aumenta. Siamo sicuri? No. Perché dal 2017 le aliquote riprenderanno a salire. Nel 2017 l’aliquota Iva al 10% passerà al 13% mentre quella al 22% passerà al 24%. E nel 2018 si prevede un ulteriore aumento dell’aliquota massima dal 24% al 25%. Venticinque percento, vuol dire pagare un prodotto, o un servizio, un quarto in più rispetto al suo prezzo. Non è poco. Quanto alle altre note imposte indirette, forse le più odiose di tutte, le accise sui carburanti (quelle che ancora ci consentono di pagare la nostra guerra in Abissinia e il terremoto dell’Irpinia, tanto per essere chiari), esse non spariranno, né diminuiranno. Il governo vanta di aumentarle meno del previsto. Perché infatti, con la Legge di Stabilità viene dimezzato l’aumento delle accise sui carburanti previsto per il 2018, l’obiettivo di maggiori entrate da conseguire passa da 700 milioni a 350 milioni di euro all’anno. Anche qui viene dunque rinviato e dimezzato un aumento. Ma non c’è alcuna riduzione.
Ci resta la soddisfazione degli 80 euro in busta paga. Ma quelli vanno considerati come tasse in meno, o come un aumento della spesa pubblica? Ad esser sinceri, pare più la seconda ipotesi. E l’altra soddisfazione è quella di pagare meno il canone Rai. Ma è nella bolletta elettrica: dunque lo pagano tutti, anche chi non ha mai avuto una televisione in casa. Grazie Renzi.
Stefano Magni (L’Intraprendente)
Milano Post è edito dalla Società Editoriale Nuova Milano Post S.r.l.s , con sede in via Giambellino, 60-20147 Milano.
C.F/P.IVA 9296810964 R.E.A. MI – 2081845