Milano 18 Febbraio – Come è noto l’Istat ha pubblicato alcuni dati sull’andamento del Pil italico ben poco lusinghieri. Malgrado le stime del Governo dei miracoli, che a suo tempo Matteo Renzi definì oltremodo prudenziali per giustificare l’incremento dissennato della sua politica di spese pazze, la crescita economica nel 2015 si attesterebbe ad uno striminzito +0,6 per cento.
Per quanto riguarda l’ultimo trimestre dell’anno passato, con il roboante incremento di un risicato decimale, l’italietta renziana si pone in coda alla zona euro, pur continuando a proporsi quale Paese trainante per l’intera Comunità continentale. Sicuramente lo è, trainante, sul piano di quelle insopportabili chiacchiere in salsa fiorentina dietro le quali sembra celarsi un preoccupante vuoto politico-programmatico. Un vuoto riempito unicamente da due elementi che sembrano caratterizzare sempre più nettamente la linea del grande rottamatore: ricorso forsennato al deficit di bilancio e altrettanto forsennata comunicazione basata su una sorta di insensato ottimismo della speranza. Niente a che vedere con ciò che realmente servirebbe ad un sistema devastato da decenni di collettivismo strisciante, connotato da un eccesso di spesa pubblica e di tassazione che, al di là della martellante propaganda renziana, è stato addirittura esacerbato sotto la guida dell’ex sindaco di Firenze. E se dopo anni di depressione economica, i miracoli promessi dal premier consistono in una crescita economica stile rimbalzo del classico gatto morto, con una tendenza a sprofondare di nuovo nella palude della stagnazione, ciò rappresenta la dimostrazione del fallimento del keynesismo da quattro soldi, o da 80 euro che dir si voglia, che ancora si ostinano a voler perseguire Matteo Renzi & company. Lo dimostra l’arrogante posizione adottata dal Presidente del Consiglio nei confronti dell’Europa – posizione che lo vede sempre più isolato a Bruxelles – tesa a strappare crescenti concessioni sul piano del succitato deficit di bilancio.
Da questo punto di vista molti hanno criticato la linea di Renzi su un piano squisitamente economico, ritenendo correttamente che sarebbe sbagliato sperare di invertire il ciclo continuando a fare debiti. Tuttavia, per come conosciamo oramai i nostri polli, è da ritenersi che ai professionisti dello zero virgola al potere interessi molto poco della crescita del Prodotto interno lordo, concentrandosi quasi esclusivamente su quella del consenso. Spendere e spandere quattrini all’interno di un sistema sommerso dai debiti per gli illusionisti che occupano la stanza dei bottoni rappresenta la via maestra per restare in sella il più a lungo possibile.
Claudio Romiti (L’Opinione)
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