Ma Renzi sta alla cultura come Dante sta al fitness

Attualità

Milano 19 Febbraio – Come direbbe Alessandro Manzoni: “Perché Matteo Renzi si ostina a far finta di essere un intellettuale?”
Perché Borges e Dante – “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”; “canoscenza”, con la “a”, e non “conoscenza” con la “o”, come ha detto Matteo nel suo discorso al Parlamento europeo -. Perchè Borges e Dante. Bisognerebbe citare Matteo Renzi da Firenze, sì, citarlo in giudizio. In inglese, bocciato. In francese, bocciato. In spagnolo, bocciato. In letteratura…bocciato! Per lui cultura e casualità sono la stessa cosa, forse perché iniziano per C entrambe. Però Matteo un favore ce l’ha fatto: riportare alla memoria comune, in un lampo, Roberto Benigni e il compianto Massimo Troisi felicemente uniti in “Non ci resta che piangere”, a quello spagnolo sghangherato e paraculo, con tutte quelle s di fuori, usato per cavarsi dai guai mentre inseguivano Colombo sognando di impedirne la partenza alla volta della Americhe. Il sindacopremier, pluri premiato all’Accademia dell’Avena, ha colpito ancora. Vola in visita in Argentina, la terra della carne più buona che c’è, avrà pensato durante il volo, per una visita ufficiale. Scatta la conferenza stampa congiunta col presidente argentino Mauricio Macri, e lì, non può proprio esimersi dalla buffonerie: si lascia andare ai dolci versi dedicati all’amicizia di Jorge Luis Borges. Che c’è di male, oltre alla costante puzzetta sotto al naso di quella borghesia un po’ progressista un po’ ripetente, eternamente scolaretta impreparata, direte voi. Nulla, se non un piccolo particolare: la poesia che Matteo ha declamato non è di Jorge Luis Borges – ma di figuro anonimo -. Borges non l’ha mai pensata, né scritta e a nessuno finora, tranne lui, era venuto in mente di attribuirla a Borges. Chapeau! N’altra volta.
Proprio Matteo, il re di quella nuova generazione sinistra onnisciente e onnipresente, capace di riformare persino la lingua italiana per adattarla alle esigenze “di genere”. Ma che lingua parla la dignità?
Ma il presidente giramondo, a bordo del suo fantastico aereo, è davvero un intellettuale. Figurarsi, una citazione per ogni Paese: Marquez in Colombia, Neruda in Cile poi Dante al Parlamento Europeo, ora Borges in Argentina. E poi Gigliola Cinquetti, in occasione del primo discorso al Senato, Walt Disney, durante un’intervista da Fabio Fazio, Michel Foucault, Samuele Bersani e Niccolò Machiavelli. Manca solo questa: “il culo è lo specchio dell’anima”, da pronunciarsi a Milano, in campagna elettorale per le amministrative quando gli comunicheranno che il suo uomo è in svantaggio sull’avversario di centrodestra post sondaggi, citando Tinto Brass, milanese doc. Citare tanto, per non dire nulla. Tanto pop, un filo filosofo, un pochino storico, tanto tanto figo: tutto tranne Premier, tutto speranza culturale.
Ahi, oh statue coperte!
Emanuele Ricucci (Il Giornale off)

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