Milano 22 Febbraio – Qualcuno, ogni tanto, si domanda se in Forza Italia ci sia un ricambio generazionale. Anche chi scrive, lo devo ammettere, ha coltivato questa domanda. Ecco perchè questa intervista: dimostrare che il sogno di una rivoluzione popolare e liberale in Italia non è mai morto. Chi ci parla è Carmelo Chillà, un Italiano del Mondo, che studia qui a Milano e qui ha sviluppato la sua passione per la politica.
Parlaci un po’ di te, come si cresce tra Svizzera Amàroni e Milano?
Sono nato in Svizzera ed ho vissuto lì fino all’età di 6 anni, quando nel 2000, l’anno dell’Europa, mio padre decide malauguratamente di tornare in Calabria, a 18 anni decido di venire a Milano per necessità di studio ma anche per alcuni sogni, come conoscere Berlusconi e seguire il Milan.. in sostanza ho visto questa Penisola, bellissima e complicata, da ogni angolo visuale. E questo mi ha riempito di voglia di migliorarla e contribuire a renderla di nuovo grande.
Un obbiettivo ambizioso. Cosa studi?
Economia Europea. È un corso di studi che, alla vigilia del Referendum Inglese sull’uscita dall’Europa, può sembrare una scelta pericolosa. Cosa resterà di quest’Europa, se inizia un percorso disgregativo? Secondo me resterà il principio che, come diceva Bastiat, dove passano le merci non passano i cannoni. Quello che mi affascina è l’idea di poter unire popoli tanto diversi e con storie sanguinarie alle spalle tramite il semplice principio del libero mercato: il pacifico rapporto tra chi ha qualcosa da vendere e chi quella cosa la vuol comprare. Tutt’altro rispetto all’Europa dei burocrati di Bruxelles che hanno cospirato per far cadere il nostro Presidente.
Chi ti ha ispirato all’inizio della tua carriera politica?
Il presidente Berlusconi, la sua è la storia di un vincente, un sognatore che non si è mai arreso. Sia nella vita di imprenditore che in quella politica. Il suo unico difetto è il suo gran cuore. Ma averne tutti di difetti così. Al secondo posto viene De Gasperi, il padre dell’Europa dei popoli. Quanto in basso è caduta quest’Europa, e quanto in alto potrebbe risalire se si rifacesse alla visione di quel grande Uomo di Stato!
I giovani e la politica. In che rapporto stanno oggi?
È una cosa strana, sai? C’è voglia di rinnovamento, ma paura di impegnarsi. Spirito di rivalsa e una grandissima inazione. Siamo una generazione sospesa tra i fallimenti dei nostri padri ed un futuro che sembra non appartenerci. Fare politica per un giovane oggi significa decidere di non arrendersi e per riprendersi quello che ci appartiene. Dopotutto, il futuro non appartiene forse a noi?
E che futuro vedi per Milano?
Una città che tenga alta la sua tradizione. Con uno Stato che stia fuori dalle attività commerciali per presidiare le strade. Uno Stato che attragga gli investimenti e le migliori menti da fuori, filtrando gli accessi e controllando l’immigrazione. Certo, non è compito del Sindaco rimpatriare gli stranieri, ma la lotta al degrado sì che lo è! Sono certo che Parisi riuscirà in questa impresa, e riporterà in città il grande assente negli ultimi cinque anni: il governo del buonsenso e del fare.
Ed in Zona 7, dove militi sempre più attivamente?
Dobbiamo ripartire dalla legalità, in particolare dallo sgombero degli occupanti abusivi degli appartamenti di via Cividale. Come in molte altre parti della città, questa è la differenza tra noi e gli Arancioni: noi difendiamo la proprietà. In una città civile, la prima difesa contro il degrado è l’essere padroni di qualcosa da difendere. Per questo gli abusivi vanno sgomberati, gli alloggi alienati ed i proprietari protetti. E poi la mobilità, la linea 63 era un supporto per tutto il quartiere. Possibile che con 770 milioni di tasse in più, Pisapia abbia dovuto tagliare questo aiuto per gli anziani?
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,