Milano 22 Febbraio – A metà degli anni ottanta c’era una grande squadra della storia del calcio italiano che navigava in cattive acque, una nobile decaduta, l’Associazione Calcio Milan. Il coinvolgimento negli illeciti del calcioscommesse ed una mancanza di stabilità societaria aveva portato il Milan a disputare ben 2 campionati di Serie B ed ad essere lontanissimo dal posto che la sua tradizione gli aveva assegnato.
Tuttavia il popolo rossonero non aveva abbandonato i suoi ragazzi ed in Milan – Sanbenedettese riempivano San Siro, Mark Hateley era amato esattamente come lo era stato Pierino Prati, vincere il campionato di Serie B riempiva il cuore dei tifosi come in passato l’avevano fatto le Coppe dei Campioni.
Ma il 20 febbraio del 1986 la svolta: un giovane imprenditore, Berlusconi Silvio, nato a Milano il 29 settembre 1936 e proprietario da qualche anno di una tv commerciale nazionale decide di acquistare il Milan. L’obiettivo nelle sue prime parole da Presidente: “Vorremmo fare una squadra che duri nel tempo, soprattutto una squadra che possa ritornare con stile, con classe, con cuore, sulle scene nazionali ed internazionali per ridare al Milan la sua tradizione e per dare ai tifosi rossoneri ciò che il cuore dei tifosi rossoneri ha dato al Milan”.
In poco tempo i propositi si trasformano in fatti, Berlusconi piazza gli uomini giusti al posto giusto, l’Amministratore Delegato di Fininvest Adriano Galliani con precedente esperienza come Dirigente del Monza Calcio diviene Vice Presidente Vicario del nuovo Milan ed Ariedo Braida Direttore Sportivo.
Ma il fuoriclasse Berlusconi lo porta in panchina dove, sorprendendo tutti gli osservatori, piazza un giovane allenatore proveniente dal Parma che allora militava in Serie C, Arrigo Sacchi. Mister Sacchi porta avanti un’idea di calcio innovativa basata sul pressing, sulla compattezza della squadra, sulla difesa a zona, sul 4-4-2 classico, sulla fasi offensiva e difensiva da applicare in 10, che si sposa con la filosofia berlusconiana: “Il Milan deve essere padrone del campo e padrone del giuoco, in casa ed in trasferta, in Italia ed in Europa. Così facendo arriveremo sul tetto del mondo!”
E così fu, aiutato da una campagna acquisti poderosa, dove arrivarono tra gli altri Donadoni, Gullit e Van Basten, Sacchi al primo anno nella stagione 1987/1988 vince lo scudetto recuperando 4 punti al Napoli di Bianchi e Maradona, nel 1988/1989 la Coppa dei Campioni a Barcellona contro la Steaua Bucarest, nel 1989/1990 di nuovo Campioni d’Europa a Vienna contro il Benfica. Tutto questo praticando un calcio splendido che ancora oggi viene portato ad esempio da tutti.
Poi arrivò Capello, meno spettacolarità, ma più concretezza, 4 scudetti ed una Coppa Campioni in 5 anni. Due anni mediocri dove si avvicendarono diversi allenatori ma poi subito uno scudetto con Zaccheroni nel 1998/1999 recuperando 7 punti alla Lazio con 7 vittorie di fila nelle ultime 7 partite. Determinante proprio l’intervento del Presidente Berlusconi che ordinò all’allenatore di cambiare il modulo di gioco da 3-4-3 a 3-4-1-2 inserendo Boban come trequartista.
Qualche anno nell’anonimato sino all’arrivo sulla panchina del Milan di un discepolo di Sacchi, colui che in campo portava il verbo dell’allenatore ai compagni: Carlo Ancelotti.
Sulla scia del maestro, Ancelotti crea un Milan spettacolare, chiede ed ottiene da Berlusconi e Galliani l’acquisto di un gran numero di giocatori di classe, riesce a farne giocare 6 insieme: Pirlo, Seedorf, Redondo, Rui Costa, Shevchenko, Inzaghi. Il Milan vince e convince, con Carletto, come era affettuosamente soprannominato dai tifosi, due coppe dei Campioni (Manchester 2003 e Atene 2007) e lo scudetto 2003/2004 portati a casa.
Dal 2007 in poi il Milan si è indebolito per via di una impossibilità della famiglia Berlusconi di investire sul mercato come in passato e per le gestioni tecniche in contrasto con quella tradizione di calcio totale che il Milan di Berlusconi ha sempre avuto nel proprio DNA.
Un solo acuto con uno scudetto vinto da Allegri, poi il nulla cosmico.
Ma il Presidente Berlusconi non si arrende, non ci sta a vedere il suo Milan galleggiare a metà classifica, proprio come nell’86 auspica un Milan che sia all’altezza della sua tradizione. E’ questa la garanzia che noi tifosi rossoneri abbiamo di ritornare a breve sul tetto del mondo! Come dice il Presidente: “Chi ci crede, vince!” e noi sulla base di quanto di straordinario realizzato in questi 30 anni ci crediamo!
Laureato in Economia e management aziendale presso l’Università del Salento nel luglio 2011, laureato in Comunicazione d’impresa, i media e le organizzazioni complesse presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore nel settembre 2013, redattore Milano Post dall’ottobre 2013.