Milano 22 Febbraio – “L’uomo cerca di conoscere sempre meglio le leggi della natura e tutto quello che fa non è mai contro, anche quando si parla della vittoria dell’uomo sulla natura”.
Così Ida Magli riassumeva sulle pagine de il Giornale l’essenza e l’obiettivo della vita di ogni uomo (leggi tutti i suoi articoli). Lei quelle leggi le ha conosciute e ora si è spenta all’età di 90 anni. La sua morte lascia un vuoto nel mondo dell’antropologia culturale e della filosofia italiana.
La sua vita culturale comincia con la musica. Diplomata in pianoforte nel Conservatorio di Santa Cecilia, si è laureata in Filosofia con una specializzazione in psicologia medica sperimentale all’Università “La Sapienza” di Roma con una tesi sperimentale sul linguaggio radiofonico, diventando poi docente per alcuni anni di Psicologia sociale all’Università di Siena e infine di Antropologia culturale alla Sapienza da cui ha dato le dimissioni nel 1988. Ida Magli è stata la prima ad adoperare il metodo antropologico per analizzare la società europea e in particolare quella italiana, dall’antichità al medioevo fino a quella attuale, con gli stessi strumenti adoperati dall’antropologia per le società “primitive”. La conoscenza della musica nella sua vita è stata fondamentale. La “cultura” l’ha intesa come una specie di Fuga bachiana. La Magli però va ricordata anche come forte polemista nei confronti dell’Unione europea.
Fin dal 1994 ha sostenuto tesi contrarie all’unificazione europea e ha cercato, inutilmente, di convincere i politici a desistere da quello da lei considerato un progetto fallimentare, foriero della fine della civiltà europea. E su questo fornte le sue parole sono risultate profetiche: “L’Italia è perduta, l’Europa, con tutta la sua storia, la sua cultura, il suo pensiero, i suoi poeti, i suoi scrittori, la sua arte, la sua musica, i suoi figli, è perduta. Sono perdute perché questa era la meta che si erano prefissi coloro che hanno progettato l’Unione europea. Distruggere l’Occidente (la cultura occidentale è quella dell’Europa d’Occidente) affinché si realizzasse sulla nostra terra lo scontro, e la vittoria (vittoria sicurissima) dell’Oriente musulmano contro l’America”, scriveva nel 2006.
Critica la sua opinione anche sull’islam: “Dobbiamo limitare l’ingresso in Italia ai musulmani, oppure l’Italia sarà perduta. Dobbiamo difendere la nostra libertà di pensiero, le conquiste delle donne, dobbiamo ricordare la fatica che abbiamo fatto per difendere i nostri diritti: ma come, abbiamo appena cominciato ad emanciparci dai nostri veli, dalle nostre velette, e ammettiamo che si torni indietro di secoli”, aveva affermato qualche tempo fa.
E del suo vuoto lasciato nel mondo della ricerca, della cultura e del giornalismo ha voluto parlarne Giordano Bruno Guerri, storico italiano e scrittore: “La morte di Ida Magli è grave perdita per l’antropologia culturale in Italia. È stata la più grande studiosa in materia. Ha sempre saputo rivendicare la capacità dell’individuo di pensare in proprio”. Infine un ricordo: “Ha lasciato l’università, Repubblica e l’Espresso, pur non avendo alternative, perché credeva nella sua indipendenza e non riusciva a fingere di sposare idee altrui che per lei stessa erano sbagliate”.
Franco Grilli (Il Giornale)
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