Milano 24 Febbraio – Danimarca, Svizzera, Belgio, Germania ed Austria. Storie diverse, stesso minimo comun denominatore. Qualcuno ha aperto le porte per poi rendersi conto che, alla fin fine, non è stata un’idea brillante. Il centro non sono gli sfollati di guerra, sono quelli che sfuggono dalla miseria. Ovvero i predatori di Stato Sociale. E questo succede di paese in paese.
Danimarca. La guerra delle polpette. A Randers, nello Jutland, si impone di servire maiale a tutti. È una misura di scarsa ricaduta pratica, ma di altissimo valore simbolico. È una misura che segue l’ordine di sequestrare tutte le ricchezze ai profughi sopra una certa cifra, come contribuzione. Ai profughi, in Danimarca, è garantito, ripeto, garantito, un posto di lavoro. A questo deve seguire un contrappeso di qualche tipo. Qui ne hanno messi due, ma la sostanza non cambia. Il problema non sono i profughi di guerra, Siriani in gran parte. Ma il resto del mondo. E tenete conto che, in relazione alla popolazione, l’anno scorso la Danimarca è stato il secondo paese al mondo per accoglienza.
Svizzera. Domenica si vota un Referendum per rendere più rigide le procedure di espulsione degli immigrati. La Svizzera, inoltre, ha deciso anch’essa di requisire ricchezze e preziosi per finanziare l’accoglienza. Non è un caso. Non è una persecuzione. È il prendere atto che questa ondata di disperati ha in sé qualcosa di epocale. Quindi va scoraggiata. Anche la Svizzera, quindi, tassa in entrata e si lascia le mani libere in uscita.
Il Belgio oggi chiude le frontiere. Sospende Schenghen. Il fatto è due volte simbolico. Il cuore d’Europa non crede più nella libera circolazione. E non si fatica a capirne il perchè. Qui a circolare, sia detto col massimo rispetto, non sono gli Europei. Qui c’è di tutto. Un di tutto in cui si mescolano legittime aspirazioni, illegittimi ingressi ed illeciti interessi. Quando non, talvolta, volontà eversive. Ma soprattutto una voglia infinita di welfare. È il profumo del sangue, la nuvola rossa che negli oceani richiama gli squali.
Austria. Anche qui, anche nella civilissima Mittle Europa Schengen viene sospeso, si deve a tutti i costi spezzare il flusso infinito della Eastern Route. I Balcani, la grande autostrada della miseria, sono ora a rischio esondazione. E sotto, la Grecia, il grande malato d’Europa sta naufragando nella marea umana.
Germania. La grande patria dei poveri, dei perseguitati e dei fuggitivi. Due giorni fa vanno in fumo, con incendi dolosi, un rifugio ed un pullman per rifugiati. Viene accoltellato un candidato sindaco, a Colonia, pro immigrati. A Colonia, a Capodanno, stupri di gruppo nelle strade. La situazione sta per esplodere. Agli attentati si risponde con volantini deliranti in cui si dice che, dopotutto, uno stupro dura solo trenta secondi, mentre il razzismo dura una vita. Come vedete, anche qui, l’ideologia cerca di curare la realtà.
Quello che manca è il buonsenso. Se il faro è il welfare, spegnete la luce. Le barriere non servono? Non erigetele. Smettete, però, di premiare chi arriva. Ma, ovviamente, non è nemmeno concepibile. Perchè l’accoglienza è business. E chi ci lavora vota. E stampa volantini. Deliranti, sì. Ma comunque assai significativi.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,