Sgominata la “gang dei trasfertisti”: da Napoli a Milano rapine in banca a viso scoperto

Cronaca

Milano 25 Febbraio – A conclusione delle indagini avviate dopo due rapine, che a maggio e giugno dell’anno scorso, a Milano, avevano fruttato complessivamente 200 mila euro, i Carabinieri del Comando Provinciale, coadiuvati dai colleghi del capoluogo partenopeo, hanno eseguito a Napoli e Torre del Greco (NA) 4 ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal G.I.P. del Tribunale di Milano.

Agli autori delle rapine i militari dell’Arma sono arrivati partendo dalle riprese dei circuiti di video-sorveglianza degli istituti bancari, da alcune impronte, raccolte dalla Sezione Investigazioni Scientifiche su entrambe le scene del crimine, e dalle testimonianze delle vittime; hanno quindi identificato i malviventi, “trasfertisti” che, partiti dalla Campania con la vettura di proprietà, hanno raggiunto il capoluogo lombardo, dove hanno agito sempre a capo scoperto, confidando di non essere riconosciuti per la loro estraneità alla criminalità locale. Non si sono mai preoccupati di nascondere un fortissimo accento campano e, in un’occasione, sono persino giunti a salutare le vittime, prima di andarsene, mentre venivano ripresi dalle telecamere della video-sorveglianza.

I Carabinieri hanno ricostruito la dinamica dei “colpi” e il ruolo avuto dai singoli criminali: mentre il “palo” rimaneva a vista sull’esterno, gli altri tre malviventi penetravano negli istituti pochi minuti prima della chiusura, intimidivano i dipendenti simulando di disporre di armi da fuoco, per poi rinchiuderli in bagno. Subito dopo svuotavano le casseforti, gli sportelli bancomat e si dileguavano a piedi, confondendosi tra i passanti del centro città.

Le indagini hanno documentato la presenza nel gruppo di una donna dell’82, che ha sempre avuto un ruolo di primo piano, imponendosi per la forte personalità sui 3 complici, di età compresa tra i 51 e i 36 anni d’età, il primo dei quali ha ammesso di essere divenuto rapinatore, in quanto lo stipendio di casellante autostradale non gli sarebbe più bastato. La “gang” è allo stato oggetto di ulteriori verifiche investigative per valutare l’eventuale responsabilità in merito ad altri, analoghi episodi criminali.

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