Milano 4 Marzo – Frequentare un centro sociale, anche se si trova in un edificio occupato, è «una prassi socialmente accettata». È con questa sorprendente motivazione che il giudice Monica Amicone ha assolto 27 antagonisti che nell’ottobre del 2010, quando venne sgomberata la «Bottiglieria Okkupata», si trovavano all’interno del palazzo di via Savona 18, «invaso» quattro mesi prima e diventato la base dei movimenti anarchici milanesi. Mesi che avevano messo a dura prova gli abitanti del quartiere, culminati con un assedio di tre giorni da parte di centinaia di agenti che, dopo una denuncia da parte dei proprietari del palazzo, cercavano di liberarlo.
Tensioni, cortei, traffico impazzito, bombe carta, serrande dei negozi abbassate, cassonetti incendiati avevano mandato in tilt tutta la zona a pochi passi dalla stazione di Porta Genova. Non solo. Per tre giorni e due notti sette anarchici – due liceali, tre universitari, due lavoratori – si erano asserragliati sul tetto per tentare di «difendere» l’edificio. E tornarono con i piedi per terra in momenti diversi, accolti da una denuncia per occupazione abusiva. I sette «resistenti», insieme ad altri 20 compagni, anche loro finiti a processo, sono stati assolti nell’ottobre scorso dal giudice Amicone, perché, come si legge nelle motivazioni depositate ieri, è «mancata la piena prova« che fossero stati proprio loro ad invadere l’edificio nel giugno del 2010. (Il Giorno)
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