Milano 14 Marzo – Le buone idee non devono morire. Soprattutto quelle che sono nate dal basso, sono state cresciute dall’amore dei residenti, dalla perizia dei professionisti e dall’impegno delle associazioni commercianti. La riqualificazione che trovate qui (http://www.imitidicthulhu.it/SetteAlberi.html) rientra perfettamente in questi canoni. Il progetto, scritto dall’Architetto Seregni e proposto anche dall’Ass.comm Porta Venezia, viene regolarmente presentato. E, come sempre succede quando partecipano cittadini liberi, il progetto si perde in qualche cassetto. Strano, eh? Il Consigliere De Pasquale ha anche fatto un’interrogazione. Ovviamente senza risultato, nonostante il grande impegno. Facciamo un passo indietro. Nel 2014 la Giunta decide di riqualificare i bagni di inizio Novecento sotto piazza Oberdan. Con l’occasione, visto che i bagni sono inagibili perchè a rischio crollo, verrà rifatto anche il sopra. Attenzione, è come un gioco di prestigio. Non dovete mai guardare dove punta il mago, ma sempre a quello che vi dice di non considerare. Ora i bagni si possono visitare, grazie al Fai. Ma non sono aperti. E non sono certo stati ristrutturati, sono solo stati messi in sicurezza. Perchè il vero obiettivo, ideologico come sempre da parte di questa giunta, era mettere le mani sul sopra. Con due linee guida. Chiudere e pedonalizzare la piazza. Ed eliminare quanti più parcheggi possibili. E, tanto che c’erano, eliminare pure le bancarelle storiche che c’erano, facendo in modo da decidere loro chi potesse e quando vendere. Dietro congruo pagamento, s’intende. Ecco, questo era il piano. O meglio questo era il piano della Giunta. Ed aveva due chiari problemi. Intanto solo un cretino avrebbe pensato che il bambino avrebbe mangiato le verdure prima del dolce, lasciato a se stesso. Cioè che Pisapia avrebbe dovuto prima fare i bagni, di cui non gliene fregava, con tutta evidenza, nulla, poi avrebbe sistemato la viabilità superiore. Questo è un assurdo in politica. Prima ti porti a casa quello che tutti vedono, poi semmai fai il resto. È il motivo per cui nessuno fa mai le fogne. Non si vedono, rompono le scatole e non portano voti. Il parallelo coi bagni non è casuale. Quindi Pisapia fa la piazza, senza che la Zona 3 abbia obiezioni. Poi i bagni vengono restaurati come sopra. Cioè poco e male. In compenso a livello del piano stradale è stato creato un mostro urbanistico.
Il progetto Sette Alberi salvava i parcheggi su via Vittorio Veneto e riorganizzava quelli dall’altro lato della strada. Il progetto realizzato ha cancellato quelli di via Vittorio Veneto, non ha riorganizzato nulla e cancellandoli non ha nemmeno ampliato il verde. Solo il marciapiede. Come si vede è una chiara scelta ideologica. E si è scelto di non mettere né verde, né l’area cani chiesta dai residenti, né il campo di basket, né le bancarelle. Nulla di tutto questo. È un buco. Un buco nel tessuto vivente, un buco che ben presto si è infettato. È una legge ferrea dell’urbanistica. Se fai il vuoto, qualcosa lo riempie. Le aree non finalizzate di solito vengono riempite dal degrado. Non essendoci nulla, i residenti non avevano nulla da farci. Così ci si sono installati vagabondi di ogni specie. L’assenza di un’identità l’ha resa una frontiera. Ma non tutto è perduto. Non tutto è perduto perchè fra tre mesi si vota e fra un anno potremmo avere un’oasi verde pensata per i residenti e non un suk per l’umanità dimenticata e derelitta.
Non ci sarebbe da spendere molto e di certo non ci sono problemi di statica. Il Comune ha pensato bene di studiarla trasformando l’area in ricettacolo di rave party. E se non è crollata sotto il peso della gente che saltava e ballava di certo non sprofonderà per un canestro, due panchine e quattro bancarelle. Inoltre, per vincere il degrado, l’arma principe, prima della polizia, prima dell’esercito e prima della giustizia, è il decoro. Un decoro fatto da un verde difeso da chi ci vive. Uno spazio con dei commercianti e delle bancarelle fisse. Una piazza pensata per i residenti e non come parco giochi dei centri sociali. Insomma un pieno urbanistico, difeso dai residenti. E pensato da loro. L’ottimo sarebbe che fosse pagato da loro, ma una mediazione non sarebbe male. L’unica cosa davvero sbagliata è la situazione attuale. Un buco calato dall’alto a ferire la città
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,