Milano 21 Marzo – Doveva farsi esplodere davanti allo Stade de France. Salah Abdeslam, finalmente nella mani della giustizia dopo quattro mesi di latitanza, il giorno dopo l’arresto ha svelato i primi retroscena dell’azione a cui ha partecipato. Il super ricercato per gli attentati di Parigi del 13 novembre scorso presto sarà trasferito nel carcere di massima sicurezza di Brouge, dove potrà ricevere anche le cure necessarie per la ferita d’arma da fuoco alla gamba. Un sollievo per tutti, anche per la famiglia che attraverso il suo legale, ha fatto sapere di provare ìun sentimento di sollievo. Anzitutto perché Salah è stato arrestato vivo. Era una delle speranze della famiglia. E sollievo perché la caccia all’uomo si è conclusa.
In realtà la caccia ai terroristi continua. All’indomani del blitz a Molenbeek, altri due ricercati per la strage di Parigi, Mohamed Abrini e Soufiane Kayal, sono nel mirino della polizia. Entrambi avrebbero offerto supporto logistico al commando che ha agito. Al momento, però, di loro si sono perse le tracce. Salah Abdeslam, invece, è accusato di «omicidi terroristi e partecipazione alle attività di un gruppo terrorista». La formulazione da parte della procura federale belga è arrivata al termine del primo interrogatorio del 27enne. Il suo legale, Sven Mary, ha fatto sapere che collaborerà con le autorità e che ha già spiegato perché la notte del massacro nella capitale parigina non si è fatto esplodere, come avrebbe dovuto, pare davanti allo Stade de France. Gli stessi capi d’accusa sono stati contestati anche a Monir Ahmed Alaaj, alias Amine Choukri, l’uomo che ieri è stato arrestato insieme ad Abdeslam. Partecipazione alle attività di un gruppo terrorista e favoreggiamento di ricercati sono invece i reati di cui sono accusati Amid Aberkan, l’uomo che nascondeva Abdeslam e Choukri a casa sua a Molenbeek, e Djemila M., una delle donne della famiglia Aberkan trovata nell’appartamento al momento della cattura. E’ stata rilasciata senza accuse l’altra donna, Sihane A. Salah, Choukri e Aberkan rimangono in stato di detenzione, ma per l’attentatore di Parigi si apre la strada dell’estradizione in Francia, alla quale si è già opposto. Per evitare le lungaggini burocratiche (servirebbero circa 60 giorni dall’arresto per la decisione, 90 in caso di ricorso) la Francia ha emesso un nuovo mandato di cattura internazionale. Intanto le indagini proseguono con nuovi dettagli sui movimenti di Salah, prima e dopo il 13 novembre. Ad ottobre scorso si sarebbe recato in Germania per arruolare tre potenziali complici in un centro di rifugiati, affittando un’auto a Bruxelles per arrivare a Ulm, la notte fra il 2 e il 3 ottobre. Qui la polizia locale lo aveva controllato assieme ad Amine Choukri. E proprio il 3 dal centro di accoglienza sono scomparsi tre uomini, che adesso si cerca di capire se hanno partecipato agli attentati di Parigi. Tornando invece ai due ricercati, Abrini, 31enne e amico d’infanzia di Salah, è considerato uno dei responsabili della logistica degli attentati. La sera del 10 era a Parigi all’interno di una Clio nera (ritrovata nel XVIII arrondissement dopo gli attentati), insieme a Brahimi Abdeslam, fratello di Salah, il kamikaze che si è fatto esplodere al caffè Comptoir Voltaire. Dell’uomo non si hanno tracce dal 13 novembre, quando secondo i familiari si trovava a Bruxelles. Il 12, però, avrebbe portato il commando di terroristi a Parigi, mentre il giorno prima, è stato ripreso dalle telecamere di una stazione di servizio francese in compagnia di Salah Abdeslam. I due successivamente hanno affittato l’appartamento ad Alfortville, destinato al gruppo dell’attacco al teatro Bataclan.
Nel 2015 Abrini è stato in Turchia da dove, si sospetta, è passato in Siria. Proprio qui il fratello Souleymane nel 2014 è morto combattendo per lo Stato Islamico. L’altro ricercato è Soufiane Kayal, di cui si cerca ancora la vera identità. A settembre al confine austro ungherese, esibì un documento falso recante questo nominativo. Gli investigatori hanno accertato che in quella circostanza viaggiava a bordo di una Mercedes con Salah e un certo Samir Bouzid, che poi si è scoperto essere Mohammed Belkaid, il 35enne ucciso martedì nel blitz della polizia a Forest. Una casa usata dai terroristi nella località belga di Auvelais è stata affittata a nome di Kayal.
Francesca Musacchio (Il Tempo)
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