Milano 29 Marzo – “Penso a te quando mi trovo fuori nelle ore pomeridiane”. Questa una delle tante frasi d’amore che de Chirico dedica alla sua musa, protagonista di opere fondamentali dell’artista metafisico.
L’AMORE CASTO – Un carteggio per anni rimasto inedito mostra la “casta passione” dell’artista. Un centinaio di lettere inviate a Antonia Bolognesi (che lui ribattezza Alceste). A far da sfondo alla loro tormentata storia d’amore, Ferrara, la “città delle sorprese”, come amava chiamarla. A lei il pittore dedicò l’opera “Alceste”, appunto, e della tela ne fece due copie simili, un onore destinato a poche.
La loro storia iniziò nel 1915, durante il periodo del servizio militare di de Chirico nel ferrarese. Quando l’uomo nel ’19 andò a Roma la storia proseguì col carteggio fino a interrompersi, proprio come la loro corrispondenza, nel 1918. Parole semplici, una cronaca attenta e vagamente romantica, come quando le bacia le “belle e care manine”…
Roma, 10 Marzo
Carissima,
Spero che la tua mamma sia ormai completamente ristabilita, così non starai più nella stanza, cara bambinona, a tenerle compagnia. Anch’io in questi giorni mi sento molto stanco; dev’essere l’incipiente primavera; è una stagione che mi ha sempre dato noia. Conto i giorni che passano e che mi sembrano tanto lunghi; ma il momento che ci rivedremo approssima, cara Antonia, e questo periodo di separazione lo passeremo pensando intensamente al nostro amore elevando e purificando i nostri animi in una reciproca comprensione, in una reciproca stima. Non so ancora se oggi ci sono lettere tue. Ora vado a vedere. Scrivimi spesso. Io ti scriverò ogni giorno fino al momento che riprenderò il treno per quella benedetta Ferrara, che da ché ti conosco, mi pare il centro di tutto l’universo. Tanti auguri e saluti alla tua mamma
Ti abbraccio tanto tanto
tuo nunc et semper Giorgio.
IL CARTEGGIO – Partito da Ferrara per Roma de Chirico le scrive dall’Hotel Park di Via Sallustiana: “Sono arrivato questa notte dopo un viaggio disastroso in carro bestiame: ho perduto quasi tutta la mia roba”. Una gelosia sottile emerge invece dalla lettera di San Valentino: “Il tuo ritratto è il più ammirato alla mostra. Spero che qualcuno non ti porti via…”. Una relazione intima che aveva creato una certa dipendenza fra i due: “Carissima, oggi sono tornato all’ufficio ma non ho trovato nessuna lettera tua. Spero di ricevere qualcosa domani. Penso a Ferrara e a te continuamente e mi sento spostato in questa città balzana”. Lettera dopo lettera le racconta come passa il tempo, come il chiasso di Roma lo distragga, come si chiuda in casa la sera a leggere. Le invia foto, timidamente scrivendo: “Non ardisco scrivere una dedica temendo d’essere troppo brutto”. In un’altra lettera le rivela: “Ti abbraccio tanto. Tuo nunc et semper, Giorgio. PS: Prima che si chiuda quest’anno saremo uniti carissima ‘Alceste’”!. Un ultimo biglietto del Natale del 1930 in cui si dichiarandosi “suo” le chiede se lo ama ancora. Poi Roma, il lavoro o chissà cosa lo inghiotte e non esiste più Alceste, che invece non si rassegna.
TUO NUNC ET SEMPER -Il periodo ferrarese fu per lui il più prolifico e la sua musa lo condizionò positivamente. La sua Alceste, ‘la mitologica moglie ideale, gli fu fedele tutta la vita, cercandolo dopo la fine della loro storia. Ritaglia gli articoli di giornale che lo citano, lo cerca e gli scrive un ultimo biglietto, 31 anni dal loro primo incontro. Alceste lo vede a Roma e non può resistere: “Dopo avere avuto la fortuna di incontrarLa ieri sera in Piazza di Spagna in compagnia di Persona nei pressi della Galleria di Piazza di Spagna, mi permetto di affidare a questa missiva per Lei, molti saluti ed auguri di Buon Natale – dev.ma Antonia Bolognesi”.
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