Milano 8 Aprile – Sarà come i terremoti: non si sa quando e non si sa dove ma è certo che arriverà. Stiamo parlando della prossima crisi che, secondo la Vigilanza europea sulle banche è in arrivo Lo ha annunciato Daniele Nouy membro del Supervisory Board della Banca centrale europea, in un discorso pronunciato al Forum della Federazione bancaria. Tanto per capire si tratta dell’euroburocrate che ha imposto il fallimento delle quattro banche la cui morte, decretata a novembre, ha provocato la perdita di patrimonio per 130 mila azionisti e diecimila obbligazionisti. Una strage di ricchezza privata senza precedenti in Italia. Daniele Nouy è una sorta di “terminator” della Bce con il compito di sterminare il risparmio immolandolo sull’altare dell’euro. Ora ci avverte di stare in campana perché un altro uragano è in arrivo. Sarebbe il quarto a partire dal 2008: dapprima il fallimento di Lehman, poi la crisi dell’eurodebito, e la scorsa estate Cina e Brasile. A chi toccherà la prossima? Non si sa. Azzardiamo una previsione: e se toccasse un’altra volta all’Europa? I segnali in questo senso non mancano. La Grecia è nuovamente al pronto soccorso e fra un po’ avrà bisogno di un nuovo ricovero in rianimazione. La crescita è dovunque in calo (se n’è accorto anche il ministro Padoan nel suoi discorso all’inaugurazione del Salone del Risparmio di Milano), la disoccupazione scende meno del previsto tanto da aver suscitato l’allarme di Christine Lagarde, direttore del Fmi. C’è anche un altro elemento da considerare: il referendum dell’Olande sull’accordo di associazione dell’Ucraina alla Ue. In apparenza un tema minore (o almeno così l’hanno giudicato i media italiani che non hanno dato rilievo all’evento). In realtà uno snodo molto importante perché è chiaro che sul voto sono state scaricate tutte le tensioni dell’elettorato olandese verso la Ue. I sondaggi danno in vantaggio i partiti contrari all’accordo. Se questo fosse il risultato significherebbe che l’Olande è stufa dell’Europa e dell’euro. Una sorta di aperitivo in vista del voto di giugno in Gran Bretagna. Il significato politico del referendum olandese è inequivocabile: se anche uno dei Paesi fondatori vota contro la Ue vuol dire che bisogna davvero cambiare pagine.
Blog Ernesto Preatoni
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