Milano 8 Aprile – E’ uscito in questi giorni il rapporto annuale Istat. L’analisi non sarà lunga, né complessa. In sintesi la nostra nazione sta morendo. Ogni 100 giovani ci sono 157 anziani. I figli per donna sono 1,34. il ricambio generazionale è a quota 2,1. Siamo a due generazioni dal baratro. E l’economia non c’entra assolutamente nulla. Cerchiamo di non farci fregare dalla trappola per tonni del welfare. Nel Mondo più Stato sociale c’è, meno figli si fanno. Per fare figli non ci vuole stabilità lavorativa. Non ci vogliono asili. Queste sono scuse. Quello che ci vuole è fiducia nel futuro. Una fiducia che esiste nei paesi giovani e manca nei paesi che stanno morendo. In questo ci sono due notizie, una buona e una cattiva. La buona è che non è in atto alcuna invasione. La brutta è che non ci sia nessuno che ci voglia invadere. Il riassunto è che c’è un sudario, impalpabile ma pervasivo allo spasimo che copre l’intero nostro paese. E soffoca, lentamente ma inesorabilmente, tutto il paese. Ogni tanto il corpo sotto si anima, di solito in maniera convulsa e febbrile, ma senza risultati degni di nota nel lungo periodo. Abbiamo uno stato che sta morendo, ucciso da una obesità indotta. È un corpo flaccido e molle che copre ogni angolo disponibile ed è sorretto da sempre meno persone. Chi può, fugge. Qualcuno resta di retroguardia a combattere il Nulla che avanza. La maggioranza è invece immota, in attesa di farsi raggiungere. Questa metafora, questa potente allegoria è ripresa dalla Storia Infinita di Michael Ende, che descrive la morte di Fantasia. E si adatta perfettamente al suicidio in slow motion che sta mettendo in atto l’Italia. Anche Renzi entra nel quadro. È l’orchestra del Titanic che suona per non farci pensare a cosa succederà di lì a poco. La cosa, comunque, più lacerante per l’Italiano medio è non avere alcuno Schettino a cui ordinare di tornare a bordo, prendendosi la colpa della propria mancata vigilanza divenendo poi caporali di giornata incaricati di salvare il Mondo. Ed il grande problema è che da dieci anni siamo esattamente nella stessa situazione. La crisi economica c’entra il giusto, quello è al massimo stato l’innesco. Ma la bomba sottostante è pronta ad esplodere da quasi un trentennio. Questi fenomeni epocali sono difficilmente contrastabili, ma non sono impossibili, per assurdo, da impedire. C’è sempre la possibilità di una nuova scossa. Ma il grande gigante ingordo, il leviatano che incarna lo Stato deve essere tolto di mezzo con la massima celerità.
Il che, in un paese che si regge sulle pensioni, è pura utopia. Non so, io vivo intensamente, sopratutto in campagna elettorale questa dicotomia. Non mi voglio arrendere, ma non vedo grossi sbocchi. Capita anche a voi?
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,