Il tribunale della Storia darà ragione a Formigoni sul caso Englaro

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Milano 10 Aprile – E’ di questi giorni la sentenza del Tar che condanna Regione Lombardia a risarcire la famiglia Englaro con 150 mila euro per la vicenda che ha coinvolto la figlia. Maroni non intende fare ricorso, quindi la sentenza passerà in giudicato. E sigillerà un mostruoso processo in cui i fraintendimenti e l’ipocrisia l’hanno fatta da padrone. Il fatto riguarda la strenua opposizione della Regione ad applicare la sentenza di Cassazione con cui si obbligavano le Suore che seguivano Eluana a cessare di nutrirla e dissetarla. Si noti che non si parla di distacco del respiratore. Né di “staccare la spina”. Semplicemente, la ragazza respirava autonomamente ed il suo cuore funzionava benissimo da solo. L’unica funzione vitale che le mancava era la nutrizione. Ci ha messo due giorni, se ben ricordo a morire. Potrebbero essere stati tre. Qui, per dovere di cronaca intendo riportare alcuni fatti che sul caso non si ricordano mai. A voi trarre le conclusioni.

  1. Eluana, si dice, avrebbe voluto essere lasciata morire. Questo punto è fondamentale, perché il caso si basa proprio su una dichiarazione anticipata di trattamento. Perché una dichiarazione del paziente sul trattamento sia valida, il dottore deve assicurarsi, facendolo dichiarare al paziente, che questo abbia capito tutto sul tema. Bene, Eluana queste dichiarazioni le rese a sedici anni dopo aver visto un amico in coma, collegato a numerose macchine. Lei non era in coma, ma in stato vegetativo. Non dipendeva da una macchina per vivere. Insomma, il suo era un caso del tutto diverso. La Suprema Corte ha deciso che una minorenne potesse esprimere un parere vincolante su un caso vagamente analogo e senza che sapesse di farlo. Era, infatti, per unanime ammissione dei testimoni un pour parlez. Per quanto reiterato in una discussione in classe.
  2. La discussione di fronte alla Suprema Corte è stata agghiacciante, per come riportata in sentenza. La netta impressione che ne ho ricavato, scrivendo la mia tesi di laurea, era che si stesse discutendo del miglior modo di disporre di un cadavere che, sfortunatamente, si ostinava a respirare. Il dispositivo della sentenza riflette puramente questo stato di cose. Al contrario, la sentenza di appello che stava venendo cassata si basava su un rigido e logico percorso che da premesse ampiamente condivise (la volontarietà del consenso, gli strumenti di idonea espressione di questo ecc.) portava a risultati inequivocabili.
  3. Il padre, Beppino Englaro, dice che la sua volontà in merito è chiara. Quando non potrà più decidere per se stesso vuol essere lasciato morire. Gli auguro di non svenire mai durante un infarto od un ictus davanti ad un dottore troppo zelante. L’esperienza potrebbe rivelarglisi fatale.
  4. Ultima considerazione. Se Eluana avesse lasciato per iscritto ciò che è stato riferito, filtrato e ricostruito dalle amiche probabilmente sarebbe ancora viva. In un testamento biologico scritto, infatti, tante ambiguità non sarebbero sopravvissute.

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