Una trivella ci seppellirà

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Milano 18 Aprile – Il quorum non c’è, è andato via, il quorum non è più cosa mia. Tanto per parafrasare canzonette a caso. Anche perchè, alle 24 di una Domenica referendaria qualsiasi, non è che ci siano molte altre analisi da fare. Politicamente Renzi contro tutti vince. Anzi, siamo seri, umilia l’avversario. E non per la forza dei suoi argomenti, che non ha, o per l’arguzia delle sue strategie, che latitano. no. Per la semplice, banale e sconfortante ragione che i suoi avversari non sanno leggere il paese reale. Credo fosse Andreotti che, una volta, ebbe a dire che se tutti infrangessero le leggi vivremmo meglio, mentre purtroppo qualcuno si ostina a rispettarle. Ecco, mai come oggi quella frase è di stretta attualità. La balla del fatto che il nostro petrolio sia la cultura. La balla del fatto che questo referendum servisse a qualcosa. La balla del destino politico del premier legato al quorum. Tutte queste balle ci eravamo raccontati alla nausea che avessero fatto presa. Sia i favorevoli al sì che gli altri. Invece la gente, con raro ed atavico buon senso si è solo domandata: se vado a votare cambierà qualcosa? La risposta è stata: in pratica no, ma politicamente sì. Questo un tempo sarebbe bastato. Oggi la gente della politica non sa che farsene, quindi è andata al mare. Fine. L’epica del Renzismo nasce esattamente da questo, lui vuole fare. Male, poco, più in teoria che in pratica e mai secondo i tempi e le linee guida che si è autoimposto. Ma questo è Renzi. Uno che fa. Gli altri si dividono in due categorie. Quelli che vociano. Che berciano. Che ululano. Che incarnano le pulsioni più bestiali dell’elettorato. Ed il grande custode del silenzio, l’ex Cavaliere che ha davanti la sua nemesi, perchè Matteo è quello che il suo delfino avrebbe dovuto essere. I primi hanno votato sì per una lunga serie di motivazioni sbagliate. Fermare le trivelle. Incentivare il fotovoltaico. Non disturbare il Kraken, che dorme sotto i mari. Cose così. Prive di qualsiasi logica o senso. Il secondo ha lasciato liberi i suoi, ma credo che ogni voto depositato nell’urna sia stato per Lui una coltellata. Perchè era il segno, inequivocabile, che i suoi dirigenti non hanno capito nulla su questa fase politica. In mezzo un vasto mare di totale indifferenza che ogni tanto si anima per venti improvvisi e burrascosi, ma più spesso è una tavola. Immota e morta. Stavolta quella tavola ha chiuso le aspirazioni di una destra parolaia e barricadera. Con l’aggravante che Forza Italia non può rivendicare il merito di averlo visto prima. Perchè troppi, in troppi luoghi, sono andati con gioia giuliva ad una morte politica annunciata.

E’ il cupio dissolvi dell’opposizione a Renzi. Il quale, nella conferenza stampa della vittoria parla di uscire dalla guerra civile permanente, dalla politica dell’odio e del rancore e dell’amore che trionfa sempre sull’invidia e sull’odio. No, l’ultima parte l’ho inventata. Ma non è una chimera. È solo l’esplicitazione del grande fallimento del centro destra. Abbiamo perso, come sempre avviene in Italia, proprio quando eravamo tornati maggioranza.

 

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