di Claudio Bernieri
Milano 27 Aprile – Dopo le invettive dell’ultrasinistra contro la Brigata Ebraica al corteo del 25 aprile da parte della galassia degli antagonisti No global (lista di Basilio Rizzo, I sentinelli, Sel, Cobas, CGIL e vari cani sciolti) si fa strada nella comunità ebraica un dibattito sulla ambigua posizione del Pd nei riguardi del fondamentalismo islamico. Ha aperto il fuoco il sito informale.eu, pubblicando la foto della bandiera degli Hezbollah libanesi in san Babila, tra le grida di Palestina Rossa e Intifada fino alla vittoria.
(Nella foto di apertura: La bandiera gialla degli HEZBOLLAH, organizzazione terroristica libanese, bandita a livello internazionale, i cui adepti fanno il saluto fascista e il passo dell’oca ancora oggi. La maglia rossa della signora a sinistra appartiene al Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, che compì numerosi attentati sanguinari non solo in Israele, ma anche qui in Italia. Fra i peggiori ricordiamo il dirottamento dell’Achille Lauro, dove uccisero un turista ebreo paralitico e lo gettarono in mare, il dirottamento di Entebbe (12 morti), la Strage di Bologna (85 morti).
La analista Valentina Colombo su “Informazione Corretta” in un lungo saggio che riproponiamo, cerca di analizzare le forme con cui i Fratelli Musulmani, il pericoloso gruppo fondamentalista islamico finanziato dagli Stati del Golfo, cerca di infiltrarsi subdolamente nei partiti di sinistra e nelle istituzioni per destabilizzare l’Italia. Ecco l’allarme che la Colombo lancia: biografia di una candidata del Pd, tutta moschea e velo, alla conquista di Milano.
* * *
Le prossime amministrative a Milano, in modo particolare le liste della galassia di sinistra, possono essere considerate paradigmatiche della schizofrenia che regna in partiti e istituzioni italiane, ma non solo, quando si tratta di scegliere candidati “musulmani”. Due nomi: Maryan Ismail e Sumaya Abdel Qader. Due mondi: da un lato, l’attivismo nei confronti della comunità somala e la lotta contro l’estremismo islamico in tutte le sue forme, dall’altra, l’attivismo politico e sociale in nome dell’ideologia della fratellanza musulmana a livello europeo. Maryan non velata, Sumaya velata. Il velo di Sumaya va purtroppo ben oltre il copricapo colorato che la accompagna. La biografia ufficiale della Abdel Qader recita come segue: “Sumaya Abdel Qader nasce a Perugia il 16/06/1978 è figlia di immigrati giordano-palestinesi. E’ laureata in biologia e in lingue e culture straniere. Sta conseguendo una laurea specialistica in sociologia. Collabora con Università e scuole italiane tenendo conferenze, lezioni e corsi su: Islam, mondo arabo-islamico, musulmani europei, immigrazione, nuovi italiani, intercultura, ecc… Una dei fondatori dell’associazione GMI (Giovani Musulmani d’Italia), ha ricoperto la carica di Segretario Generale e Vice Presidente. Scrive per diversi settimanali, riviste, testate on line. Ha pubblicato per Sonzogno Editore nel settembre 2008: Porto il velo, adoro i Queen – nuove italiane crescono. Dal 2011 collabora con il Comune di Milano al Tavolo per le nuove cittadinanza, per l’assessorato alle politiche sociali.” A questo biglietto da visita si aggiunge a livello milanese il suo impegno come responsabile culturale del CAIM (Coordinamento delle associazioni islamiche di Milano e Brianza), guidato da Davide Piccardo, e di cui la donna gestisce il progetto Aisha sulle donne, che ha anticipato di poco la discesa in campo per le amministrative. Stranamente, ma non tanto, l’unico incarico che la Abdel Qader evita di indicare è il più prestigioso: responsabile del dipartimento giovani e studenti della FIOE (Federation of Islamic Organizations in Europe) ovvero la principale espressione dei Fratelli musulmani in Europa. Non solo, la candidata è anche membro del Comitato dei garanti del FEMYSO (Forum of European Muslim Youth and Students Organizations) con sede a Bruxelles e che è la sezione junior della FIOE cui appartengono i Giovani Musulmani d’Italia. Nell’estate 2015, in occasione dell’Assemblea generale della Femyso – che si è tenuta tra l’altro presso la sede della controversa organizzazione turca del Milli Gorus a Colonia – la candidata è stata persino insignita con un premio per le sue attività. Per seguire le attività internazionali Sumaya vola in Finlandia, in Turchia, in Malaysia dimostrando che Milano e l’Italia sono solo una piccola parte di un microcosmo e di un progetto ben più vasto. Ma la domanda che più preme e che la sinistra milanese dovrebbe porsi è perché mai la Abdel Qader getti un velo sui propri incarichi che la vedono impegnata ai più alti livelli della fratellanza europea, di cui tra l’altro il suocero Maher Kabakebbji e la suocera Souheir Katkhouda sono parte integrante. La speranza è che la sinistra milanese comprenda la differenza tra la schiettezza di Maryan Ismail e l’ambiguità di Sumaya Abdel Qader che vela e copre molto più del proprio capo. |
Le infiltrazioni dei Fratelli Musulmani nel Pd milanese
Cronista al Corriere della sera poi inviato a L’Europeo di Vittorio Feltri e reporter su Affaritaliani . Ultimo libro pubblicato : Wanda L’ ultima maitresse ed Mimesis