Milano 28 Aprile – La vispa Balzani tace, non ha più voce, non compare da nessuna parte, ma il suo silenzio è sostanzialmente il fallimento di Pisapia che tanto l’aveva sponsorizzata. E segna il fallimento di quel modello arancione tanto strombazzato che doveva essere esportabile a livello nazionale. Se Renzi vince le primarie con Sala, le divisioni, le divergenze successive, le accuse reciproche fanno emergere le motivazioni per cui il Modello Milano di Pisapia sia stato un modello dilaniato da visioni contrapposte e spesso non condivise che hanno paralizzato la città. La Balzani tace perché l’eredità promessa si è volatilizzata nell’aria dell’opportunismo politico di quel nuovo soggetto del Partito della Nazione imposto dai Renziani, costi quel che costi. Un modo per affermare potere e barbarie. Il PD delle lobby e nominalmente del popolo frantuma un’alleanza allargata per dare lo scettro ad un manager, mai iscritto al partito, preferendolo ad una militante con un peccato originale, però, indimenticabile, quello di aver sostenuto a Genova Cofferati. Contraddizioni di un partito che aspira ad essere monocolore, cioè Renziano. Almeno fino a quando Renzi terrà in pugno il potere. Ma bisogna dare atto alla Balzani di essere coerente, di non aver accettato poltrone di comodo, di essersi defilata con un certo stile. Perché Majorino, Rozza, Granelli, Maran sono tutti in lista a rappresentare una continuità di inefficienza, senza vergogna, senza nessun rigurgito di pentimento per l’abbandono e l’incuria con cui Milano è stata amministrata. E Sala è sempre a rincorrere spazi nuovi, un alieno che vive del successo Expo tutto da verificare, che garantisce se stesso puntellando il proprio dire e fare con le facce di quegli assessori uscenti di cui è meglio dimenticare le gesta.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano