Girone: chi l’ha venduto ora andrà a riceverlo

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Milano 4 Maggio  – Dopo anni di tribolazioni e milioni di euro spesi dallo Stato italiano (e non è ancora finita), anche Salvatore Girone torna in Italia. Un primo bilancio parziale di questa mostruosa ingiustizia ci impone di ricordare oggi i malfattori che hanno per due volte consegnato i due militari italiani in ostaggio agli indiani. Ostaggi non della dolorosa vicenda dei pescatori morti ammazzati, assai probabilmente dalla stessa Guardia costiera indiana, ma ostaggi di tangenti pagate dall’industria di Stato a politici e militari indiani.

È passata quasi sotto silenzio la sentenza della Corte d’Appello di Milano che, riformando quella di primo grado che aveva affermato che i dirigenti di Finmeccanica avevano sì falsificato i bilanci per procurarsi il denaro da pagare agli indiani (ministri e generali) come tangenti per una fornitura dei elicotteri Agusta, ma che poi i soldi non li avevano pagati, ha raddrizzato la strana decisione condannando quei signori anche per corruzione internazionale. Cosa c’entra quella corruzione, quella storia di elicotteri e di tangenti con i Marò? C’entra perché, guarda caso, il ministro della Difesa del Governo Monti che impedì che i due militari rimanessero in Italia, cosa di cui era già stato avvertito sia il governo indiano e tutta la diplomazia, l’ineffabile ammiraglio Di Paola aveva già in tasca la nomina a super consulente della Finmeccanica, solo che ebbe troppa fretta a farsi nominare (non attese un anno dalla cessazione della carica di ministro) e si giocò il lucroso incarico.

E poi la “consegna” agli indiani di nave e marinai aveva tutto il sapore di un grosso favore tra compari di affari, dovendo, probabilmente, gli indiani “coprire” l’omicidio dei pescatori da parte della loro Guardia costiera. Ci sono gravi indizi di tutto ciò. Ne riparleremo. Per ora bentornato Girone! Auguri!

di Mauro Mellini

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