Milano 8 Maggio – Un po’ di storia, l’ironia propria dei milanesi ed ecco fatto il racconto curioso che spiega quel “On litter in quatter” che definisce il monumento a Leonardo da Vinci in piazza Scala. Il racconto è di Gianfranco Gandini per Il Giorno: “È singolare che in piazza della Scala, a Milano, vi sia un monumento che non riguardi Giuseppe Verdi ma dedicato a Leonardo da Vinci. Il monumento fu realizzato in seguito a un concorso che indisse l’Accademia di Brera, per onorare il grande genio che visse e lavorò nella nostra città per un quarto di secolo. Ad aggiudicarsi il concorso fu lo scultore Pietro Magni che lo realizzò valendosi del prezioso marmo di Carrara. Egli pose al centro Leonardo da Vinci, circondato da quattro dei suoi allievi preferiti: Andrea Salaino (detto anche il Salaì), Cesare da Sesto, Giovanni Antonio Boltraffio e Marco d’Oggiono. La composizione delle figure vede, appunto al centro, Leonardo da Vinci, la cui altezza è di circa metri 4,50 mentre a lui attorno le statue dei suoi discepoli misurano 2,50 metri, mentre l’intera opera è alta 13,50 metri.
La collocazione in piazza della Scala fu decisa in un secondo momento in quanto l’idea primaria era stata di porre il monumento in Brera. Stante però l’ultimazione di piazza della Scala, nel 1870, con la rimozione delle case antistanti il Teatro, il concomitante termine, da parte del Magni, della realizzazione dell’opera, fu deciso di collocare la stessa proprio davanti al Teatro. Sembra che alla base del monumento fosse collocata una fontanella affinché ci si potesse dissetare.
E Giuseppe Rovani, scrittore e docente di letteratura, che fu vicino agli ambienti della Scapigliatura milanese, e grande bevitore, quasi in dispregio a chi vi si dissetava, definì l’opera in modo lapidario: On liter in quatter, paragonando Leonardo a una bottiglia da litro e i suoi quattro discepoli ai quattro bicchieri, come si vedeva spesso in quell’epoca nelle osterie. I milanesi, che sono soliti acquisire subito i vari soprannomi adottarono quindi la definizione data dal Rovani facendola propria.
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