Di Claudio Bernieri
Milano 11 Maggio – Sembra un gesuita del 900 inculturato in India, uno dei tanti gesuiti euclidei cantati da Battiato. Juri Camisasca dopo un lungo silenzio ci presenta un antidoto al veleno più mortale di quello del cobra: lo stupidario dei rapper che ci ammorbano con una overdose di sciocchezze dalla farlocche classifiche radiofoniche.
Orfana di cantautori, la galleria del Corso milanese lancia ora una mistica provocazione: una goccia che contiene il mare, come canta Camisasca. Un disco che appare esoterico: in cammino verso la ostica montagna incantata della Hit parade, ma con la supervisione di sant’Agostino, che scrisse appunto “ canta e cammina”.. Juri con Rosario Di Bella presentano “Spirituality”, un disco a tiratura limitata per ricchi palati intellettuali, una vera meditazione in musica elettropo . Un grazie a Caterina Caselli Sugar che ha osato.
Il canto gregoriano, Gesù, Milarepa, Budda, Sant’Agostino, e insieme meditazione elettronica, sitar, ipnosi, rosario, mantra, autocoscienza, lievitazione, elettro pop: il tutto e subito di Camisasca per l’anima inquieta occidentale. Musica per futuri Templari.
Già collaboratore di Battiato, e noto al grande pubblico per la canzone Nomadi, dopo una vita di eremitaggio e silenzio, 12 anni trascorsi in un monastero benedettino, altri anni passati in clausura in un eremo alle falde dell’Etna, Camisasca rispunta oggi e ci presenta il suo nuo vo lavoro: Spirituality.
Versi per palati forti stanchi di rap, frizzi e lazzi: per tutti, ecco una sola citazione dall’inno Suprema identità: “ noi che in questo mondo senza umanità conviviamo giorno per giorno con la nostra vulnerabilità, per sentirci diversi, affondiamo i pensieri negli spazi celesti”.
Un mistico pop controvento. Da ascoltare in clausura. Una Missa per l’anima, che speriamo Elisa, Emma, Noemi e Francesca Michelin ascoltino per gli esercizi spirituali serali.
Tu sei il più misterioso autore della musica pop italiana. Vivi nell’ombra di un eremo alle falde dell’Etna, dicono i ben informati. E’ così?
“Sì, è così. Voglio comunque precisare che non sono affatto misterioso. Quelli che mi conoscono sanno che conduco una vita molto semplice e alla luce del sole.
Sei stato molti anni, circa dieci, in un monastero benedettino. Come potresti sintetizzare questa tua esperienza spirituale? E per quale motivo hai lasciato il monastero e i confratelli?
“L’esperienza claustrale è stata fondamentale soprattutto per la mia crescita umana. Il monastero è un’autentica palestra spirituale. Convivere quotidianamente con le stesse persone ti affina sotto molti aspetti; devi addomesticare certe impennate dell’ego e comprendi che l’umiltà è la porta di accesso all’elevazione interiore, inoltre impari ad adeguarti a tutte le circostanze e ad armonizzare con i vari tipi di carattere. “Rispetto, mansuetudine e fermezza” sono i tre gioielli, la regola d’oro per vivere un’esistenza felice. La seconda parte della tua domanda richiede una risposta un po’ complessa. Ho sempre sentito una grande attrazione per la solitudine e per il silenzio; questa attitudine andrebbe spiegata meglio perché solitamente viene interpretata come fuga dal mondo. In realtà “l’anacoreta è uno che vive lontano da tutti ed è unito con tutti”. Il punto della questione è che solo nel silenzio si disvelano le qualità essenziali della mente. Il discorso è molto affascinante e meriterebbe un approfondimento….ma passiamo ad un’altra domanda.
Nella tua produzione, specialmente nel passato, si avverte molto l’eco della tradizione del canto gregoriano. Sintetizzatore più canto gregoriano… con basi ritmiche…Come nel tuo famoso pezzo su Sant’Agostino…Ce ne parli di questa tua scelta?
“Ho sempre amato la sperimentazione. Anche nella pittura mi piace esplorare nuove tecniche, nuovi cromatismi. Per quanto riguarda il latino credo abbia caratteristiche ritmiche e fonetiche perfettamente adattabili a diversi generi musicali. Il brano che tu citi, “Sant’Agostino”, ne è la dimostrazione e il contributo energico dei Bluvertigo è un’ulteriore prova che le più diverse mescolanze, quando sono ben dosate, possono produrre risultati soddisfacenti.
Hai cantato in latino nei CD precedenti, forse per accentuare la sacralità della tua musica. Perché ora hai ripreso a cantare nella lingua “volgare”?
A dire il vero l’unico album cantato interamente in latino è il “Te Deum”, che è un album di musica sacra. In “Arcano Enigma”, che è un disco di musica pop, c’è una miscela delle due lingue, mentre “Il Carmelo di Echt” racchiude parti cantate in sanscrito e in greco. In “Spirituality” c’è “Deus meus”, un brano di Rosario, che ricalca le orme del gregoriano, così come l’intro ed il finale di “Cogli l’essenza”. Infine il CD si chiude con “Shlom Lech Mariam”, che è l’incipit dell’Ave Maria in aramaico.
Come vedi non mi sono allontanato poi così tanto dal mio “modus operandi”.
Ritorni a cantare il sincretismo, in questa tua ultima produzione. L’India, Milarepa…In che rapporti vedi la spiritualità cristiana con quella indiana?
Cristianesimo e Induismo hanno legami profondi, più di quanto si possa immaginare. Cambiano i termini ma i valori sono gli stessi. Hanno diverse impostazioni teologiche ma il fine è il medesimo: il ritorno alla Sorgente tramite la disciplina del pensiero e la purezza del cuore. Personaggi come Milarepa o Ramana sono molto simili a un Francesco d’Assisi o a un Serafino di Sarov e lo stesso Shankara ha forti attinenze con Meister Eckhart. Ci sono state figure come Alan Watts, Henri Le Saux e altri, che hanno messo bene in luce le similitudini tra il Cristianesimo e le grandi Religioni Orientali, sottolineandone ovviamente anche le differenze. Se qualcuno è interessato a tali argomenti sappia che i loro scritti sono delle autentiche miniere.
Come spieghi il lavoro a quattro mani in questo CD… Mi viene in mente il frate Guglielmo con i suo novizio Adso…nel Nome della Rosa…
In questo lavoro non c’è né maestro né discepolo. Io e Rosario abbiamo semplicemente cercato di amalgamare le rispettive esperienze, peraltro molto diverse, per dare vita ad un prodotto unitario e credibile.
All’estero va molto la cosiddetta Cristian Music, spesso molto pacchiana… Il tuo lavoro potrebbe essere considerato un esempio “alto “ di Cristian Music?
Confesso la mia ignoranza: non conosco questa corrente musicale, quindi non ti posso rispondere. Ad ogni modo “Spirituality” non ha pretese di alcun genere, tantomeno quella di apparire come “forma colta” di un particolare sottoprodotto. E’ piuttosto un album che trova la sua ragion d’essere nella sincerità e nella serenità con le quali è stato concepito. Nessun confronto, nessun paragone, è il semplice respiro di una dimensione decongestionante.
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