Milano 14 Maggio – Osservazione, critica e proposta, nello stile di Urbanfile, sempre attento alle disfunzioni estetiche della città. Ma che un capolavoro Leonardesco non sia decorosamente contestualizzato in un ambiente che ne valorizzi la bellezza, suona come ignoranza estetica e culturale. Proponiamo le osservazioni e le proposte della testata “Da sempre Milano ha avuto un brutto rapporto con sculture e fontane… fontane sempre o quasi sempre spente come abbiamo detto mille volte, così pare anche per i monumenti scultorei della città. Siamo passati in zona Stadio e come altre volte, abbiamo appurato come il destino di queste sculture sia gettato via in modo triste.
Una di queste è l’Omaggio al Calciatore dello scultore abruzzese Gino Masciarelli, che si trova nel parcheggio dell’Ippodromo e realizzata per i Mondiali 1990. La quale venne spostata lì nel 2007 per via dei lavori di adeguamento e trasformazione dei tornelli per accedere allo stadio e lì vi rimase.
Potremmo dire qualcosa anche a riguardo della scultura di Mario Rossello, l’Albero della Solidarietà anch’essa del 1990, anch’essa quasi dimenticata nascosta tra altre piante e vari cartelli.
Ma ogni volta ci chiediamo quale sia la forza oscura che trattiene il Cavallo di Leonardoa San Siro… bistrattato e dimenticato.
Infatti anche quest’opera meriterebbe migliore collocazione. Il Cavallo di Leonardo Da Vinci, Una ricostruzione che oggi si trova all’interno del cortile dell’ippodromo, della gigantesca scultura equestre che venne commissionata a Leonardo da Lodovico il Moro che la dedicò al padre Francesco Sforza, duca di Milano nel 1482. Il colossale modello in creta venne esposto pubblicamente nel 1493, suscitando l’ammirazione generale. Era infatti “12 braccia alto la cervice” (più di sette metri). A quel punto, tutto era pronto per la realizzazione del monumento, ma le 100 tonnellate di bronzo necessarie non erano più disponibili, essendo state utilizzate per fondere i cannoni utili alla difesa del ducato d’Este dall’invasione dei francesi di Luigi XII.
Con un salto in avanti di cinque secoli, arriviamo al 1977, quando Charles Dent, un americano collezionista d’arte e amante della scultura, si innamora del colossale progetto leonardesco, pensando di poterlo portare a termine.
Infatti, dopo più di quindici anni di impegno, riesce a trovare i fondi: quasi 2,5 milioni di dollari. L’uomo, purtroppo, non riuscirà a vedere realizzato il proprio sogno, poiché morirà nel 1994, prima che l’impresa sia completata.
Il progetto, comunque, è andato avanti fra numerose difficoltà e alla fine la direzione dei lavori è stata affidata alla scultrice Nina Akamu che ha finalmente condotto in porto l’impresa.
Le sette parti in cui il cavallo era stato fuso arrivano nel luglio del 1999 a Milano dove vengono saldate insieme. E dopo diverse discussioni il cavallo viene infine posto nel settembre 1999 all’ingresso dell’ippodromo di San Siro.
È rammaricante sapere che un’opera così imponente e importante sia stata collocata in un luogo così poco accessibile ai turisti. Se la scultura fosse posta in piazza del Cannone, per esempio, attirerebbe di sicuro maggiore interesse e probabilmente sarebbe fotografata tanto quanto il David a Firenze. Perché mai Milano ha voluto quasi nascondere questa statua?
Già in città ci sono poche sculture, sia moderne che antiche, motivo per cui capolavori di questo genere andrebbero valorizzati al massimo e collocati in zone di maggior richiamo turistico.
Qui sotto, a seguire, dei fotomontaggi mostrano come potrebbe apparire la grande scultura nella Piazza del Cannone, tra il Castello Sforzesco e il Parco Sempione. Collocata su un lato – per non rovinare il “cannocchiale” che si gode dall’arco della Pace alla torre del Filarete – e magari contornata da una balaustra in pietra. Una location certamente più consona alla grandezza e alla fama internazionale di Leonardo.
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