Condannati a sei anni di carcere i jihadisti che progettavano attentati in Italia

Cronaca

Milano 26 Maggio – Sono stati condannati a sei anni di carcere il tunisino Lassaad Briki e il pakistano Muhammad Waqas, presunti jihadisti legati all’Isis arrestati lo scorso luglio e che, intercettati, parlavano di compiere attentati in Italia e in particolare alla base Nato di Ghedi, nel bresciano. Lo ha deciso la corte d’assise di Milano, presieduta da Ilio Mannucci, accogliendo la richiesta del procuratore aggiunto Maurizio Romanelli e del pm Enrico Pavone.

Gli jihadisti dell’Isis “sono persone inserite, coi documenti in regola, che vivono e lavorano accanto a noi”. Lo ha spiegato il procuratore aggiunto di Milano Maurizio Romanelli in un passaggio della requisitoria del processo a carico del pakistano Muhammad Waqas e del tunisino Lassaad Briki, arrestati lo scorso 22 luglio con l’accusa di terrorismo internazionale. I due, entrambi regolari e con un lavoro a Manerbio (Brescia), in particolare, parlavano nelle intercettazioni di attentati da compiere in Italia, tra cui un’azione contro la base militare della Nato di Ghedi, nel Bresciano. Oggi, a meno di un anno di distanza dagli arresti eseguiti dalla Digos, potrebbe già arrivare la sentenza nell’ aula bunker davanti al carcere di San Vittore a carico dei due presunti terroristi legati al sedicente Stato islamico e autori degli ormai famosi selfie di propaganda e minacce davanti al Duomo di Milano e al Colosseo di Roma venuti a galla un anno fa.

“Fanno parte dell’associazione terroristica più pericolosa e più sanguinaria al mondo”, ha spiegato il pm Pavone, chiarendo che i due erano “ancora più pericolosi perché perfettamente integrati”. Romanelli, poi, ha spiegato che Waqas in particolare avrebbe anche fatto proselitismo con un giovane ora irreperibile e forse partito per le zone di guerra dell’Isis. Ai due, comunque, secondo i pm, vanno concesse le attenuanti generiche per il loro “comportamento processuale” perché hanno rinunciato ai testi nel dibattimento velocizzando così il processo. (Ansa)

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