Milano 1 Giugno – Descrivere Milano è fotografare una città contraddittoria e irrisolta, in cui il buonismo permissivo dell’attuale Giunta ha radicato ombre di degrado asfissiante difficile da sradicare. Milano, la città che può vantare Università prestigiose, creatività, produttività, arte, ha sacche di disagio sociale e ambientale che costituiscono la vergogna di questa città: troppo è stato permesso, troppo non si è fatto, troppo è stato abbandonato al suo destino. La descrizione puntuale è di Paola D’Amico sul Corriere “Le moschee in cantina, l’occupazione di stabili abbandonati, le micro discariche abusive, gli insediamenti rom, i mercati irregolari, il ritorno dello spaccio nei parchi. Sono i temi del quotidiano nei «municipi», nove città nella città, che da decenni attendono più poteri e un bilancio per sperimentare forme nuove di amministrazione, vicine alla gente…. Così ognuna di queste città è attraversata, toccata, delimitata da quei grovigli di binari arrugginiti, un tempo occupati dalle merci, a Porta Romana, a Porta Genova, a San Cristoforo, a Lambrate, a Rogoredo, a Breda, nell’immenso spazio che vicino a Porta Garibaldi conduce alla Bovisa, lo scalo Farini. Un milione e trecentomila metri quadrati di «vuoto» che calamita a sé altri problemi e amplifica il degrado…” Ma il piano di riqualificazione degli scali ferroviari non c’è stato, perché l’accordo in consiglio comunale è saltato, perché la strategia del fare non è prerogativa di Pisapia e compagni. E in questa Milano irrisolta l’insicurezza sta di casa e se i cittadini percepiscono precarietà e paura sono sentimenti legittimi e reali. Stefano Parisi per accelerare i processi amministrativi propone operativamente una rivoluzione tecnologica, sicuro, comunque della compattezza dell’area politica che lo sostiene “I database del Comune non sono interconnessi, questo è impensabile nel 2016. La tecnologia deve cambiare Milano, non solo l’amministrazione ma anche i servizi e l’imprenditoria… Vogliamo che i cittadini entrino negli uffici del Comune di Milano abbiano un loro profilo con tanto di residenza e tasse che hanno pagato, perchè semplificazione vuol dire anche rendere più agevole la vita a chi vuole fare impresa, Basta vedere strade con i negozi chiusi, dobbiamo ricominciare a investire nel commercio, dobbiamo evitare di vessare i commercianti. Noi semplificheremo il set dei regolamenti nel primo mese della nostra Giunta, ci stiamo già lavorando”
E sulla sicurezza ha idee chiare ““Furti di macchine, moto, bici vengono classificati come microcriminalità, lo saranno anche ma creano danno alla vita dei milanesi… voglio proporre soluzioni. Attraverso il controllo del territorio, mettendo in rete le telecamere del comune e pure quelle dei privati – con il dovuto rispetto alla privacy – così si metterà in atto una sorta di intelligence digitale…E riattiveremo i vigili di quartiere, è una questione di deterrenza e sicurezza del territorio”. Ma sul rispetto delle regole è inflessibile: “. “Accoglienza sì, ma con le nostre regole. Chiunque viene nella nostra realtà deve vivere rispettando le nostre regole, pagando le tasse. Non è vero, come dice qualcuno, che non vogliamo gli immigrati, ma chi vuole stare qui deve rispettare le nostre regole e non deve costituire alcun pericolo per la città e per l’intero Paese”. Rispetto delle regole anche nei confronti dei Rom e di chi occupa abusivamente perché lede un diritto dei tanti che sono in graduatori. “Tolleranza zero nei confronti dell’illegalità, dei mercatini di merce contraffatta, della criminalità piccola o grande che sia.”
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano