Il gioco delle tre tasse che sta uccidendo l’Italia

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Milano 11 Giugno – Per capire dove sta il problema della scarsa crescita basta leggere i numeri, possibilmente senza usare le lenti colorate della propaganda. Il 2 giugno, mentre festeggiavamo il compleanno della Repubblica, la Banca centrale europea rivedeva, al rialzo, le stime dell’eurozona: + 1,7 per il 2016 (tre mesi prima prevedeva + 1,4) e ancora + 1,7 per il 2017. Per l’Italia: + 1,1 nel 2016 (prima era + 1,5) e + 1,2 per il 2016 (era + 1,4).Si tratta di un ribasso (stimato) della crescita, quindi pur sempre di un dato in positivo, ma quel che conta non è misurarsi con se stessi, bensì con gli altri. E il risultato è: già sapevamo che saremmo andati peggio degli altri europei. Ora sappiamo che andremo “molto” peggio. Questo è il problema. La causa? Il carico fiscale eccessivo che, solo a giugno ci costerà 51 miliardi.

Il fisco avverte che il gettito tributario è aumentato dell’1,7%, quello dell’Iva del 10%. Un vero primato (negativo). E manca il canone Rai, la cui botta arriva a luglio.

Possiamo dirci tutto quel che vogliamo, sul fatto che l’aumento del gettito è un segnale di maggiori consumi e di ripresa, come anche sulla lotta all’evasione, ma se il gettito cresce a un ritmo più sostenuto della ricchezza prodotta il risultato è un aumento della pressione fiscale. Una politica dell’austerità che blocca qualunque speranza di recupero del Paese. Un gioco satanico, e causa non secondaria del troppo lento sviluppo.

Le forze politiche usano dati simili per accusare di vampirismo e incapacità chi governa. Solo che, a turno, si scambiano i ruoli. Tutti diminuiscono le tasse e la pressione aumenta. Magia?

No, gioco delle tre tasse che sta uccidendo il Paese. Non a caso il tasso di disoccupazione non accenna a scendere e resta inchiodato all’11,6%. Né c’è speranza di recupero a breve perché anche nel mese di luglio è prevista una scadenza fiscale molto importante: tra Irpef, addizionali, Ires, Irap e Iva, i contribuenti italiani dovranno versare all’erario 38 miliardi di euro”.

Ernesto Preatomi blog

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