Renzi e la brutta storia della multa ad civitatem

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Milano 12 Giugno – Forse non tutti sanno che il Governo ama essere magnanimo. Massimamente coi vostri soldi. Ma non è uno spendaccione. In questo caso il decreto è pronto, dice Bressa. Ma Renzi è una persona paziente. Sta aspettando la fine dei ballottaggi. Il decreto per cosa? Facciamo un passo indietro. Gli Enti locali, da qualche anno a questa parte, cominciano a fare crack. Finiscono i soldi, i creditori finiscono la pazienza e tocca al Governo metterci una pezza. Per evitare che questo malcostume si diffonda, si decide che i Comuni devono chiudere i bilanci in attivo. Ovvero, coprire i rischi con i soldi di oggi e dei propri cittadini e non con quelli futuri di tutta la nazione. L’idea era talmente bella e giusta che otto grandi realtà Italiane, tra cui Roma, Milano, Torino e Napoli se ne fregano bellamente. Tanto si vota a Giugno, no? Ecco, che probabilità ci sono che non ci coprano le spese? Eh, pare abbastanza. Dieci città Metropolitane, dieci sindaci di sinistra. Quattro al voto. In tre di questi casi, Roma, Milano e Napoli il PD rischia di perdere. Quindi la domanda che Renzi si fa è: ma chi me lo fa fare? Aspettiamo il ballottaggio e decidiamo se caricare qualche centinaio di milioni di multa a Roma e Napoli, così, per gradire. Tanto per far governare questi fenomeni con l’handicap, come direbbero i golfisti. Oppure, se dovessero vincere Sala e Giachetti, offre Matteo, tutti allegri e felici. Ripianato il debito, sanate le sanzioni, si riprende la giostra della spesa pubblica come se non ci fosse domani. Giacchè, in effetti, un domani rischia di non esserci.

Vogliamo concentrarci un istante su un dato collaterale? Noi viviamo a Milano. La Grande Milano. La Città che non dorme mai, che produce. Quella che si alza un’ora prima del Destino, perchè persino il Destino non lavora e non produce quanto Milano. La Capitale Morale, la sede del capitale Italiano. Tutte queste cose quanto stridono con la politica assistenzialistica, spendacciona e fondamentalmente immorale di questi ultimi cinque anni? No, ma vi rendete conto? Stiamo venendo multati perchè abbiamo male amministrato la nostra città. Pensate ai vostri padri, ai vostri nonni. Ai loro insegnamenti. Si spende solo quello che si ha. Si chiede in prestito solo quello che si può restituire. Si mangia se si hanno i soldi. Si risparmia. Si mette sempre via qualcosa. Mio nonno faceva così, mio nonno portava a casa i pezzi da mille dopo la guerra e faceva i mucchietti. Anche quando c’era poco, qualcosa veniva sempre accantonato. Sempre. Mio nonno aveva un pallino. Il bilancio. Il falso in bilancio, per lui, era immorale. Per me no, era la semplice conseguenza di un sistema legale che istigava a delinquere. Ma per qualcuno, qualcuno che ha gestito i conti di Milano, il bilancio non solo non era sacro, ma era una preda. Da spolpare. Da dividere. Da fare a pezzi. Ci superano in onestà, in senso civico ed in dirittura morale contabile Firenze e Bologna. Ci accompagnano Roma e Reggio Calabria. Davvero vogliamo arrenderci?

Io no. Io voglio poter tornare a dire che la nostra spesa pubblica è bassa e moralmente impeccabile. Fatta con i soldi nostri odierni. Non con quelli degli altri di domani. E se per avere questo dovremo rinunciare a qualche festa etnica, io ci sto. E voi?

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