In pochi votano e una minoranza ideologica continuerà a comandare a Milano

Attualità Fabrizio c'è Milano
Milano 20 Giugno – A caldo provo una grande delusione per una vittoria mancata per poco. Una fortissima preoccupazione per altri 5 anni di disastri annunciati.
Grazie a Stefano Parisi le elezioni di Milano sono state combattute e non abbiamo assistito all’umiliante spettacolo tra chi le spara più grosse tra Renzi e i grillini. Grazie a Stefano Parisi molta gente non ha dovuto vergognarsi nel sostenere i vessilli del centrodestra, ma anzi ha potuto nettamente scegliere una proposta liberale e popolare. Da qui dovrebbe cominciare la rigenerazione di quello che, per sintesi, chiamiamo centrodestra.
Ora cominceranno le polemiche tra i capipartito per dire che è colpa dell’altro e che il tal partito ha preso lo zero virgola più dell’altro. Non mi interessano queste miserie politiche.
Mi interessa ricreare una coalizione che sappia raccogliere la maggioranza dei voti e governare. A Milano come in Italia. Per far questo lo schema giusto è quello adottato a Milano e rappresentato da Parisi. Non certo le divisioni di Roma e Torino.
Dopo di che c’è tantissimo da fare ancora. A Milano come nel resto d’Italia. Il 50 % degli elettori non va a votare. La stragrande maggioranza dei giovani non  vota.  Anche stavolta l’elettore di centrodestra è più difficile da portare al seggio al secondo turno. Come si riparte? Bisogna investire prima di tutto sulle idee e sulla cultura, poi servono partiti più radicati e organizzati e poi, naturalmente,  servono anche nuovi leaders.
Con percentuali così basse di votanti i partiti più organizzati e quelli che distribuiscono mance elettorali vinceranno sempre.
Quanto a Milano le prospettive sono pessime. Una minoranza eletta da 260mila elettori cercherà di imporre la sua ideologia a una grande città di 1 milione e 300 mila abitanti. Per di più con un Sindaco che, da candidato, ha mostrato di farsi tirare a destra e soprattutto a manca senza una propria visione politica.
Il popolo che vota è sovrano, quello che non vota non può lamentarsi.
Fabrizio De Pasquale

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