Milano 24 Giugno – La Gran Bretagna uscirà dall’Unione Europea. Secondo i risultati ufficiali, citati da Sky News e Bbc, a favore dell’uscita del Regno Unito dalla Ue ha votato il 52% degli elettori britannici, contro il 48% a favore del ‘Remain’. Il distacco tra i due schieramenti è di un milione di voti.
“Ci siamo ripresi il Paese, questa è una vittoria della gente vera, della gente normale, della gente dignitosa”. Così Nigel Farage, leader del Partito indipendentista Ukip, commenta i risultati del referendum. E a chi gli chiede se il premier David Cameron deve dimettersi, risponde: “Immediatamente”.
La Brexit spinge verso i beni rifugio. La quotazione dell’oro è in rialzo del 4,52% a 1.322,95 dollari l’oncia. Calano le quotazioni del petrolio in seguito al risultato del referendum. Un barile di Wti viene scambiato a 47,23 dollari, in calo del 5,75%, mentre il Brent è a quota 47,93 dollari, incassando -5,86%.
Forti ripercussioni sulle Borse. Crollo verticale per la piazza finanziaria di Tokyo a un’ora dalla chiusura. Il Nikkei 225, indice guida, cede l’8,17% a 14.911 punti.
In seguito alla decisione del Regno Unito di lasciare l’Unione europea, Ihs Global Insight sta tagliando sostanzialmente le previsioni di crescita del Pil all’1,5% (dal 2%) per il 2016, 0,2% (dal 2,4%) per il 2017 e 1,3% (dal 2,3%) per il 2018. Il voto referendario “è una cattiva notizia per l’economia del Regno Unito, certamente nel breve e medio termine”, evidenzia a un’ora dalla diffusione dell’esito definitivo della consultazione Howard Archer, capo economista Ihs Global Insight, per Uk ed Europa.
“Anche i sostenitori della campagna Leave hanno riconosciuto che ci sarà un breve periodo pesante per l’economiacausato dall’incertezza relativamente alle attività commerciali e di business e dalle turbolenze dei mercati finanziari”. “I mercati finanziari – aggiunge – hanno certamente ritenuto che la decisione di lasciare l’Unione europea è una cattiva notizia per il Regno Unito nel breve termine, almeno. La sterlina è precipitata ad un minimo da 30 anni sul il dollaro (passando da 1,50 a 1,35), mentre il Ftse è impostato a subire perdite sostanziali”.
“Le incertezze economiche – prosegue Archer – si riferiscono non solo a ciò che accadrà subito dopo il Regno Unito avrà lasciato l’Unione europea, ma in relazione a quanto tempo esattamente occorrerà per il divorzio”. Considerato che ci vorranno due anni per l’uscita ufficiale, “questa uscita ritardata potrebbe rivelarsi inaccettabile per i paesi dell’Unione Europea”.
Il sospetto, secondo gli esperti di Ihs, è che “i negoziati del Regno Unito con l’Unione europea si riveleranno difficili, dato che i leader europei non vogliono costituire un precedente per un ritiro facile per gli altri paesi che potrebbero riconsiderare il loro status come la Danimarca”. “Ci aspettiamo – conclude Archer – che la Banca d’Inghilterra tagli i tassi di interesse dallo 0,50% al 0,25% nel breve e e potrebbe anche benissimo rianimare il Quantitative Easing”. (Adnkronos)
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