Milano 3 Luglio – Spazi rivoluzionati, tecnologia all’avanguardia e un’innovativa visione del lavoro «basata sull’innovazione per ottimizzare i processi e lo scambio di know-how», spiega l’ad di Ernst & Young Donato Iacovone
Un luogo simbolo di come l’innovazione possa trasformare e migliorare il lavoro di tutti i giorni, la vita professionale e il team working. Ha aperto le porte a Milano (in via Meravigli) la nuova sede di Ernst & Young : un edificio di 9 piani, situato nel cuore storico della città, che ospiterà, a partire da luglio, quasi 2.500 persone, 1.200 scrivanie e più di 170 sale riunioni. Ma la vera differenza sta nella particolare attenzione all’uso efficiente dello spazio e delle risorse. Una particolare attenzione è stata rivolta anche alle attività extra lavorative, con aree comuni informali (Hub, cafè, touch down) e la possibilità di utilizzare docce e spogliatoi che consentiranno di praticare attività sportive nei momenti di pausa.
Un edificio che interpreta la Digital Transformation
«Workplace of the future rientra tra i progetti chiave della nostra Vision 2020, che prevede nuove modalità di concepire gli spazi e un diverso modello di lavoro», spiega l’ad Donato Iacovone. La finalità ultima di questo progetto è proprio rompere le barriere, permettendo la convivenza di gruppi multidisciplinari. «Siamo di fronte ad un processo di digitalizzazione che ci vede protagonisti di un profondo cambiamento che non si limita a questa innovativa e tecnologica sede, ma è rivolto anche e soprattutto ad un nuovo modo di lavorare».
Milano patria delle start up
Non è un caso che Milano sia la città che abbiamo scelto per il primo «Workplace of the future» in Italia. Secondo dati della Camera di Commercio di Milano, infatti nei primi mesi del 2016 sono nate qui circa 770 start up sulle 5.000 create in tutta Italia, quasi il doppio rispetto allo stesso periodo del 2015. Proprio di questi giorni, inoltre, è «la notizia che nella giunta del neo sindaco Sala sarà presente il nuovo Assessorato alla trasformazione digitale: un’intenzione dichiarata da parte della città di voler supportare al meglio le imprese nel complesso processo di digitalizzazione ed avvicinare un numero sempre crescente di persone alle potenzialità della tecnologia», aggiunge Iacovone. Il nostro Paese — non nasconde — «è ancora indietro nei processi di digitalizzazione rispetto all’Europa, nonostante possieda un forte potenziale ancora da sfruttare». Quello che serve, quindi, «è cambiare la cultura del tessuto imprenditoriale italiano, troppo ancorato a vecchi schemi e modalità di business, accompagnandolo ad applicare una nuova cultura dell’innovazione», continua Iacovone. Storico tallone d’Achille italiano, infine, la collaborazione tra università e impresa, un tema complesso che coinvolge scelte strategiche a livello governativo. «Credo possiamo concordare tutti sull’importanza di una sinergia tra università, mondo del lavoro e pa», conclude.
Le specifiche tecniche
Innovare significa anche e soprattutto questo: «rispondere alle nuove esigenze non solo del mercato, ma anche delle persone che lavorano con e per noi». Il nuovo palazzo sarà totalmente sostenibile, concepito secondo lo standard LEED-CS v2009, con stazioni di ricarica auto elettriche, gestione della climatizzazione ambientale e illuminazione dipendente dalla presenza negli ambienti e uso di materiali edili con contenuto riciclato. Particolari tecnologie innovative permetteranno di ottimizzazione il lavoro. Dall’Enterprise Reservation System ERS, servizio di prenotazione delle meeting room al servizio di stampa PrintPlus, fino all’utilizzo di servizi di messaggistica istantanea e videoconferenza per le comunicazioni, con la conseguente totale rimozione di tutti gli apparecchi telefonici fissi dagli uffici.
Silvia Morosi (Corriere)
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