La cultura risorta dalle bombe: è dei Magni l’edicola di Milano più antica

Cronaca

Milano 10 Luglio – L’edicola più antica di Milano non poteva che portare il cognome altisonante che fu di Alessandro all’epoca della Grecia e di Carlo nel Medioevo. Sono davvero grandi, i Magni, che da oltre un secolo portano avanti l’attività di famiglia in Largo Augusto. Luigi, ferroviere e nonno dell’attuale gestore Maurizio, nel 1913 perse le gambe in un tragico incidente in cui venne investito da un tram e il Comune come indennità gli riconobbe l’attività nell’edicola, che all’epoca veniva appunto assegnata ai mutilati. Gli diedero un chiosco in piazzetta Santo Stefano, dove Luigi rimase fino al 1926, quando si trasferì all’angolo con via Francesco Sforza a seguito della chiusura del Naviglio. Milano da allora è molto cambiata, ma l’edicola, nonostante tutto, resiste. Il momento più tragico fu la seconda guerra mondiale, quando i Magni sfollarono in campagna come moltissimi altri concittadini, abbandonando sia l’edicola sia l’appartamento che si affacciava anch’esso su Largo Augusto. Purtroppo i bombardamenti non ebbero nessuna pietà per gli edifici della zona, che vennero rasi al suolo tra il 1943 e il 1944, quando anche la piccola, fragile edicola che ancora si vede in qualche foto che Maurizio Magni conserva con affetto, volò via senza lasciare tracce. Ma la ricostruzione di Milano prevedeva che i luoghi della cultura risorgessero anche prima delle abitazioni. Così come circolano foto del Teatro alla Scala che riapriva fra le macerie del centro storico, anche l’edicola dei Magni tornò a vendere giornali in Largo Augusto molti anni prima che i palazzi circostanti venissero ricostruiti.

Milano ha sempre avuto voglia di fare e poca di piangersi addosso e così è stato anche per la famiglia che ha ripreso l’attività fino alla metà degli anni Cinquanta, quando subentrò a pieno regime la seconda generazione, il papà e lo zio di Maurizio, fratelli molto affiatati che portarono avanti gli affari negli anni migliori, quelli del Boom economico e della nascita di importanti testate giornalistiche. L’ingresso di Maurizio, invece, fu improvviso e traumatico. Lui di lavoro faceva il rappresentante e non si immaginava un futuro nell’attività di famiglia, ma fu sorpreso una mattina del 1979 da una telefonata del padre che gli comunicava la scomparsa prematura e inattesa dello zio. In negozio c’era bisogno di aiuto e Maurizio non si fece attendere. Da allora sono passatiben 37 anni in cui si è assentato solo per nove mesi, a causa di una grave malattia ai polmoni che lo ha costretto al riposo assoluto nel 2010. Per fortuna lo ha salvato il giovane collaboratore Giorgio, che ha tenuto aperta l’edicola lavorando giorno e notteper tutto quel periodo e che ancora oggi si alterna con Maurizio per garantire un’apertura che sfiora i 360 giorni all’anno. Dalla mattina all’alba fino alla sera all’ora di cena Maurizio e Giorgio vendono tutti i giornali, le riviste, le testate e i gadget che chiede una clientela variegata e sempre più selettiva, a cui sanno come non far mancare mai nulla.

Il segreto – che poi non è un segreto – è avere tutto”, mi confessa Maurizio, mentre serve una signora che vuole leggere tutti i gossip sulle teste coronate d’Europa. E poi aggiunge: “Signora, qui da noi ci viene anche la principessa Beatrice di Savoia”. La situazione, però, al momento è molto difficile a causa dei cantieri della Linea 4 della metropolitana, per i quali l’edicola dovrà trasferirsi dall’altra parte della piazza. A spese sue. Si tratta di migliaia di euro che Maurizio spera di recuperare con un bando del Comune che sembra garantire a chi subisce questi disagi un aiuto economico. La speranza è che la pubblica amministrazione trovi un modo per aiutare chi lavora in questo settore in grande crisi ma che è ancora molto importante. “Dopo di me basta”, conclude Maurizio, confidandomi che lui tira avanti perché ormai è qui da troppo tempo, ma le sue due figlie fanno altri lavori, e purtroppo è meglio così. Anche se un sogno nel cassetto Maurizio ce l’avrebbe: aprire un piccolo chiosco accanto all’edicola dove somministrare bevande ai clienti, insieme a giornali e riviste. Per adesso non si può, ma chissà che prima o poi le licenze si sblocchino e si conceda ai commercianti una visione più ampia del loro mestiere.

Alberto Oliva (Il Giorno)

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