Milano 10 Luglio – Charitas in veritate si chiama il luogo dove Manuel il Nigeriano morto a Fermo, era accolto. Sulla Charitas non mi esprimerò, ma la veritas…. Oh la verità in questa storia è stata calpestata così tante volte, in maniera così accanita e senza alcun rispetto che non vi è più spazio nemmeno per la pietà. Abbiamo assistito a tre giorni di delirio giudiziario in cui un sospettato per eccesso di legittima difesa è diventato poco meno che un mafioso in libertà. Arrestato, umiliato, al centro di una campagna stampa basata sulle parole della testimone meno attendibile dell’intera indagine, che però ha ignorato altre tre voci. Una campagna arrivata ad accusare di mitomania la prima donna intervenuta sul posto. Una campagna stampa che, appena sono cominciate a fluire le prime notizie in difesa di un povero idiota, ma non certo un killer, ha fatto sparire la notizia dalla homepage, nascosta nelle pagine interne. Mentre Amedeo, l’assassino, è nascosto in un carcere. Questo articolo non è una sua difesa. Questo articolo è in difesa della Veritas. Con la maiuscola. Per l’onore della stampa libera. Per l’onore di una terra che pare aver dimenticato cosa sia. La Verità.
In un caldo pomeriggio Fermano due Italiani stanno andando al mare. Uno dei due, Amedeo, pare aver bevuto, ma la circostanza non è confermata. Si imbattono in un gruppo di Nigeriani. Forse due, forse di più. Amedeo insulta una donna presente nel gruppo. Il perché non è chiaro. Lui afferma fosse perché stavano armeggiando con la sua macchina. Lei nega. Qui le versioni divergono. La versione della donna è nota, e prevederebbe che Mancini abbia estratto da terra un palo con cui avrebbe selvaggiamente pestato a morte Manuel ed avrebbe colpito anche lei. La versione di tre testimoni Italiani presenti è un po’ diversa. Intanto il palo lo avrebbe estratto Manuel. Poi lo avrebbe scagliato contro Amedeo. Infine, rialzatosi da terra, Amedeo avrebbe sferrato un solo pugno, che ha colpito in volto Manuel facendolo cadere e sbattere contro il marciapiede. Il colpo alla nuca sarebbe stato fatale. Ad oggi sono trapelate due informazioni. Una visita medica in carcere su Mancini ha riferito di lesioni compatibili con la versione degli Italiani, incluso un livido sul costato compatibile con il paletto scagliato. L’autopsia avrebbe rilevato solo due lesioni, più un livido sul polpaccio: una alla nuca, letale, ed una in faccia forte, ma non tanto da rompere i denti. Queste informazioni sono trapelate, chiaramente, dalla difesa di Mancini. La parte civile dice che è solo metà della verità. Sarebbe interessante sapere perché non ci dica di più delle misteriose emorragie interne di cui accenna solo. Sarà tattica processuale. Sarà che la fisica ha il brutto vizio di fregarsene delle considerazioni di opportunità politicamente. Sarà che applicare le leggi della fisica ad uno scampato a Boko Haram è una mossa tipicamente fascista. Ma tant’è.
Finiti i fatti con un minimo di commento, passiamo alla vergogna della nostra stampa. La notizia principale, che ha fatto il giro dei giornali, è stata ripresa da un consigliere di Rifondazione Comunista. A cui, evidentemente, dei testimoni Italiani non importava nulla. Legittimo. Molto meno legittimo è che non fregasse nulla nemmeno alla stampa nazionale. Che si è prodigata in un peana collettivo che santificava la coppia e demonizzava l’Italiano. Rifiutandosi di prendere atto che quella versione aveva degli evidenti buchi, che proveniva da una parte in causa e che confliggeva con tutte le altre. Tant’è che Mancini, all’inizio, non è nemmeno stato arrestato. Si è dovuta attendere la sera, con la minacciata calata su fermo di Alfano per vedere le manette. A proposito, perché lo hanno messo in galera? Perchè, dopo essere stato aggredito, sostiene la procura, Amedeo si sarebbe rialzato e, a rissa finita, avrebbe tirato l’unico pugno, quello fatale. Quindi, con buona pace dei media, della sinistra e della moglie, la procura crede agli Italiani. Ed ha formulato una teoria che consentiva qualche giorno di galera e poi pace. Anche se, a questo, visto il morso sul corpo di Amedeo, sarebbe interessante domandarsi perché la moglie non sia stata ancora indagata. Vedremo. Vi terremo aggiornati noi. I giornali hanno perso qualsiasi interesse. Non è un delitto razzista e, purtroppo, l’Italiano non ha fatto quello che la sinistra si aspettava da lui. Non è morto. Quindi non se ne sentirà parlare più. Tutto giusto. O no?
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,