Milano 13 Luglio – Ce la stanno mettendo tutta, ma per quanto ci riguarda non ce la faranno a farci sentire in colpa, a farci sentire responsabili di tragedie private e collettive nei confronti delle quali il Paese Italia e gli italiani non hanno alcuna responsabilità.
L’immancabile Boldrini e l’onnipresente ministra Boschi hanno fatto passerella ai funerali di Emmanuel, il profugo nigeriano morto a Fermo aggredito da un balordo violento. Non discuto l’opportunità che lo Stato e il governo testimonino solidarietà dove meglio credono, mi inquieta il tentativo di trasformare un grave fatto di cronaca nera in un fatto politicamente rilevante. Siamo addolorati per Emmanuel, come lo siamo ogni volta che un uomo uccide un suo simile, come ogni volta che una tragedia miete vittime innocenti. Ma, detto con grande serenità, che cosa dobbiamo fare di più noi italiani nei confronti degli immigrati? I nostri marinai ne salvano da morte certa a migliaia ogni mese, i nostri centri di assistenza ne sfamano e curano altrettanti, il nostro governo per occuparsi di loro stanzia un miliardo di euro all’anno, tanti soldi sottratti a bisogni primari di molti cittadini italiani. Nelle nostre città spesso veniamo lasciati soli a gestire il degrado causato da flussi di immigrati eccessivi e fuori controllo. Le nostre carceri sono diventate ancora più invivibili per una criminalità di importazione senza legami con la società civile e, quindi, senza scrupoli e remore morali, purtroppo quasi impossibile da redimere. E non abbiamo neppure colpe politiche perché l’Italia, con i governi Berlusconi, è stata l’unico Paese occidentale ad opporsi ai due errori che hanno provocato qieste invasioni e la nascita dell’Isis: la guerra all’Irak di Saddam e quella alla Libia di Gheddafi.
Sopportiamo, e paghiamo, tutto questo per sentirci dire dalla Boldrini e dalla Boschi che siamo degli sporchi razzisti? Ma che lo sanno loro chi sono gli italiani? Sono anni che non li frequentano, chiuse nei loro palazzi, ben protette dai disagi e dalle paure che ogni cittadino deve affrontare quotidianamente. Io non ci sto a farmi insultare da queste signore snob. E con umiltà lo dico anche al Santo Padre, Papa Francesco, che ieri, forse non a caso, ha detto che «Dio è nel migrante che vogliamo cacciare». Giusto, direi ovvio: Dio è ovunque, quindi anche negli italiani che non ce la fanno più a convivere con un fenomeno che, a prescindere da colore e razza dei protagonisti, sta rompendo il patto sociale di una civile convivenza.
Che Dio faccia Dio, senza priorità, ma Cesare, cioè lo Stato, deve fare Cesare e deve dare ordine alle cose, come disse Gesù ai farisei, casta ipocrita di saggi tutta forma e niente sostanza, i Boldrini dell’epoca.
Alessandro Sallusti (Il Giornale)
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