Milano 18 Luglio – Milano è un città pilota per l’accoglienza dei migranti. Così dice Sala. Il che è sicuramente un modo legittimo di vedere la cosa. Peccato che, in fondo, manco lui ci creda del tutto. Sala in realtà sta cominciando a sospettare la fregatura. Chiede un organismo di gestione del problema. Probabilmente a livello Governativo. Di cui certamente vuol far parte. Il cui principale obiettivo sia piegare i comuni ribelli della cintura. Tipo Rho, amministrazione PD si badi bene, che per quattro mesi ha impedito che il campo base dell’Expo di trasformasse in una favela. Non un grandissimo segnale di collegialità, vero? Sì perché, in fondo, il ragionamento dei comuni vicini è più o meno questo: a Milano hanno eletto un grande manager che ha detto che l’accoglienza di Milano è il top. Ottimo. Se la smazzino loro, che possono nascondersi a Palazzo Marino, ben lontani dalla gente comune. Privilegio che a Cormano, a Sesto od a Rho i primi cittadini non hanno. E devono sobbarcarsi anche i lati negativi dell’accoglienza. Quindi, ricapitoliamo: perché Milano funga da pilota i Comuni vicini devono “fare la loro parte”. Ah. Inoltre il Governo centrale deve fornire gli strumenti legislativi per costringerli. Ah. Inoltre ci vogliono soldi e strutture. Ah. Qui delle due l’una: o stanno pensando di mandarcene altri oppure stiamo già lavorando sotto organico, soli e sottofinanziati. Milano, quindi, più che pilota è martire. Testimone di quanto poco freghi al Governo centrale dei territori e di quanto poco ai territori freghi del vicino di casa. Anche perché non dobbiamo dimenticarci di un dettaglio: al netto delle migliaia che ogni tanto vengono scaricate in via Sammartini, poi ci sono quelli che decidono di venire qui autonomamente. Soprattutto Sudanesi (no, non vengono dal Darfur, nel caso ve lo steste chiedendo), Eritrei (Piazza Venezia ormai credo goda dell’extraterritorialità) ed Egiziani (l’ultima guerra credo risalga a quando il Nilo straripava ancora). Lo dice Sala eh. Quindi, con buona approssimazione, possiamo dire che stiamo discutendo di come regalare due anni di mantenimento ad un’orda di clandestini, consapevoli di essere clandestini, mendaci, consci del loro mendacio e privi di alcun rimorso a riguardo. Qui sta il punto. Qui sta l’ipocrisia. Stiamo accogliendo gente che sappiamo, in anticipo e senza errori possibili, non aver diritto all’accoglienza. E vogliamo pure gestire il fenomeno. Ovviamente man mano che ci si allontana dai fumi nefandi dell’ideologia che infestano Palazzo Marino, la cosa appare sempre più chiara. Oltre ad apparire del tutto chiaro che questa gente vuol stare in centro, pronta a cogliere un’occasione per scappare al Nord. No, caro Beppe, non sono venuti qui perchè l’accoglienza funziona. Lo hanno capito anche loro che la nave sta affondando. Sono qui perchè, dalla Centrale, si fugge meglio che da Agrigento. Quindi no, non ci riconoscono alcun primato. Forse però sono un po’ duri nel loro giudizio. “Pirla dell’anno” ce lo meritiamo tutto.
Non mi credete? Guardate la foto di Sala in via Sammartini: ci sono gli assessori, sorridenti. Ci sono i volontari, sorridenti. Ci sono i fotografi, che non si sa se sorridano, ma comunque ci sono. C’è Majorino, con il mezzo baffo bianco. La Rozza, col mezzo ringhio d’ordinanza. Ci sono le pettorine. C’è una bella aria. C’è tutto. Ma proprio tutto tutto. Sì, insomma, quasi tutto. Non vi sembra manchi qualcosa? No, beh, a loro, ai presenti non sembra mancare proprio nulla e nessuno. C’è il palazzo, c’è la Milano che si crede migliore, c’è lo sfondo e c’è la stampa, cosa volete che manchi? Eh, in effetti qualcosa manca. I profughi. Sì, manco mezzo. Non uno che abbia voluto essersi. O forse che abbia potuto esserci. I profughi sono, nell’articolo di Repubblica (http://milano.repubblica.it/cronaca/2016/07/17/news/_milano_citta_pilota_per_l_immigrazione_ma_il_governo_ci_aiuti_-144262142/#gallery-slider=144246163), da un’altra parte. Separati. Segregati. Hanno una loro galleria alla voce “degrado”. Ecco, questa gente è la stessa che poi ci accusa di razzismo. Non dimentichiamolo mai.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,