Sulla Moschea Parisi vede il bluff di Sala

Milano

Milano 20 Luglio – Va riconosciuto che esistono due modi per fare opposizione, su temi delicati come le moschee. Si può piantare i piedi e sperare che il vento smetta di soffiare. O si può fare come il marinaio esperto, che imbriglia il vento contrario per andare in direzione opposta e contraria. Per chi sceglie il primo metodo, chi sceglie il secondo è un traditore. Ma si sbaglia. Alla fine si va entrambi nella medesima direzione ed i due metodi sono complementari. Per questo, sulla questione Moschea a Milano, Parisi e Maroni non si stanno facendo la guerra. Stanno solo attaccando divisi, ma colpendo uniti. Maroni sta studiando nuovi lacci e lacciuoli per rendere la costruzione sempre più difficile. Il che, portando a maggiori controlli, ha un fine nobile. Purché si eviti di prendere in giro la gente. Il Caim ci può non stare simpatico. I Fratelli Mussulmani, visti in azione in Turchia pochi giorni fa, sappiamo benissimo chi siano. Detto questo non possiamo prendere in giro la gente. Non possiamo far fare un lavoro di undici mesi per fare la sorpresa a tutti il dodicesimo mese. Facendo sprecare soldi e tempo alla gente. La legge Regionale, salvata in gran parte dalla Corte Costituzionale, serviva. Quindi non fa testo. Cercare di replicare l’escamotage per fregare chi, in buona fede, partecipa ci mette sullo stesso piano degli estremisti. È scorretto. E genera odio. Quindi sarebbe da evitare come la peste. Sono certo non sia quella l’intenzione, quindi passiamo oltre.

Il piano di Parisi si articola in quattro punti: 1. Diritto in cambio di Legalità 2. Un Forum dove far confrontare le realtà religiose 3. Censimento dei luoghi di culto legali 4. Creazione di una commissione con Vicesindaco e quattro consiglieri Comunali per gestire il percorso 5. Creazione di una Unità di controradicalizzazione 6. Coordinamento con il Viminale.

E’ un piano ambizioso, con alcune ombre, ma molte luci. Il punto cinque mi lascia molto perplesso per una questione filosofica di fondo. A chi cerca un rapporto così fortemente assoluto (cioè slegato da qualsiasi altro vincolo mondano) come l’attentatore suicida, noi, esattamente, cosa dovremmo offrire? Il Corano non si interpreta, quindi non possiamo dare una diversa interpretazione. I Sunniti non hanno un’autorità centrale, quindi l’Islamico sceglie l’Imam che preferisce, per cui portargli il nostro moderato non ottiene grossi risultati. Ma soprattutto, vista la velocità con cui si radicalizzano, una volta scoperti vanno fermati, non convinti. Non so, mi pare un punto abbastanza ingenuo, anche se tentar non nuoce.

I punti invece sicuramente positivi sono l’1, il 2 ed il 3. Il primo è un principio che oggi non c’è mai stato, anzi. Più violavi la legge (tipo via Cavalcanti) più attenzione ricevevi. Il che è demenziale. Il 2 è una mossa sublime, che va spiegata. L’Islam integralista noi fatichiamo a capirlo, perché è totalmente alieno alla nostra società secolarizzata e pluralista. Un Imam fondamentalista NON PUO’ sedersi al tavolo con un prete ed un pope a discutere serenamente di come gestire i rapporti tra comunità. Se lo fa, deve invocare la taqiyya, ovvero la disciplina che consente di dissimulare la propria fede per evitare la persecuzione. Ma è una pratica più Sciita che Sunnita e gli creerebbe grossi problemi di consenso interno. In sostanza è un ottimo sistema per scoprire focolai di integralismo prima ancora che degenerino. Il terzo punto poi è definitivo. Serve per disinnescare la principale obiezione delle associazioni Islamiche, ovvero che oggi l’illegalità è l’unica soluzione. Il che è platealmente falso, ma per dimostrarlo ci vogliono prove. E le prove si raccolgono solo con un censimento.

In definitiva la proposta di Parisi è un ottimo punto di partenza. Speriamo che le commissioni non siano di quelle proposte da Andreotti come soluzione ai problemi difficili. Ovvero dei luoghi dove si ammazza ogni azione.

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