Vorrei cantare Milano, ma non posso

Cultura e spettacolo Vecchia Milano

Milano 23 Luglio – Vorrei cantare Milano accarezzata dal tempo, con la verità di Jannacci, con l’incanto di Rossi, con la malinconia di D’Anzi. Vorrei…” Stasera sont in vena de fa el sentimental /la nòtt l’è insci serena ma mi me senti mal! “ Perchè Milano è stata divorata, violentata, ferita. Un burattino disarticolato che balla senza musica, un attore dalle mille voci, senza copione, un puzzle buttato lì senza un disegno.

 Vorrei cantare il sorriso dei fiori sui balconi, il profumo delle strade pulite, i colori nascosti all’imbrunire, la trasparenza della luce all’alba e quell’atmosfera che sa di simpatia e di amicizia

Vorrei cantare una città protesa verso il futuro, dinamica, consapevole, innovativa, rispettosa della sua Storia e della sua identità, ma non posso. Non saprei cantare il degrado, l’ingiustizia sociale, la povertà. E forse neppure Jannacci, Rossi, D’Anzi.

Cantavano la Milano delle conquiste sociali, dell’operosità, del buon cuore, della speranza.

Cantavano una città che si lasciava amare, che esigeva rispetto, che dava generosamente nel segno della reciprocità.

Non si può cantare, oggi, la volgarità, il disordine, l’anarchia, nel segno del menefreghismo, dell’opportunismo, della violenza.

Ma sarebbe bello, anzi bellissimo se il cuore più vero dei milanesi sapesse far prevalere la volontà di Milano con un canto, quasi una dichiarazione di guerra in musica, contro l’ottusità e l’insipienza dell’attuale Giunta

Canti per cantà Milan, /con poca vos e ona ghitarra in man, /ma se cantarii con mi, /faremm on coro de fa sbalordì /Cantaremm bella Milan, /con tanti vos e cent ghitar in man “ (Nino Rossi)