Basterebbe un assessore “infelice” preposto alla sciatteria di Milano

Milano

Milano 26 Luglio – La sciatteria attiene ad un modo di essere, di pensare, a quel certo non so che di disordine mentale che si esprime con l’indifferenza, l’assenza di sensibilità, la disattenzione per il bello, l’ordinato, il pulito. E se la sciatteria riguarda i luoghi, con conseguente vitruvio1abbandono, diventa una colpa grave per un’amministrazione come quella attuale che sogna in grande, che auspica un’internazionalizzazione di Milano. E allora pensare ad assessori che si occupino di felicità è ridicolo e stupido, quando, ovunque si guardi, sprazzi di degrado e di incuria giganteggiano in tutta la loro bruttezza e amarezza per chi osserva.
Dalle periferie ai Navigli, da piazza Cordusio a via Vitruvio è costante trovare strade, angoli, ritagli di verde dimenticati dalla manutenzione e dalla cura. Oggi Urbanfile focalizza l’attenzione appunto su via Vitruvio, un biglietto da visita di primo impatto per chi arriva in treno “Ci sono delle vie che proprio non riescono ad essere belle, pulite, rappresentative. Eppure Via Vitruvio, la via che unisce Piazza Duca d’Aosta, con Piazza Lima e Corso Buenos Aires, ovvero la Stazione Centrale alla via principale per lo shopping e che conduce al centro di Milano meriterebbe una maggiore attenzione…10_Vitruvio_8 Pali ovunque, pali per giunta mal posti, che si trovano quasi sempre al centro dell’esiguo marciapiede, muri imbrattati, asfalto che cola e una patina ferruginosa su tutto causata dallo sferragliamento dei tram che all’incrocio con via Settembrini sfregano sulle rotaie.” A cui potremmo aggiungere il ciondolare senza una meta precisa dei profughi, il vociare di tante lingue, considerata l’eterna emergenza degli arrivi. Via Vitruvio, un incrocio, oggi, di desolante abbandono e di sciatteria. E se la giunta Pisapia non ha fatto niente, la continuità di Sala darà seguito al non fare, nel segno della priorità di un’accoglienza urbi et orbi che non conosce limiti e che pone Milano e le sue esigenze sempre seconde ad un buonismo ideologico.

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