Milano 5 Agosto – Questo articolo non vuole essere solo un ricordo affettuoso di quando l’Italia, e Milano in prima fila, rideva in faccia al tetro comunismo della decrescita austera. La decrescita austera, per chi se lo domandasse, è la madre arcigna della Meretrice di Babilonia del nuovo millennio, meglio nota come decrescita felice. In quegli anni si sognava un futuro lontano dal sangue e dalla violenza. Un futuro lontano dalle utopie malate degli anni Settanta. Ed il simbolo era McDonald’s, l’araldo silenzioso di una rivoluzione di costume e colore. Che aveva chiuso i battenti nel Luglio scorso, formalmente per problemi di affitto. Non indagheremo oltre. E non daremo retta ai Sindacati, che parlano di una epurazione di delegati. No, vogliamo guardare, con positività al futuro. Come si faceva negli anni 80. Riportiamo qui la dichiarazione dell’ad di McDonald’s Italia:
“Il ristorante di piazza San Babila a Milano – spiega Roberto Masi, amministratore delegato di McDonald’s Italia – sarà il capostipite dei McDonald’s del futuro. Questo luogo iconico è per noi rappresentativo della filosofia che guida la nostra strategia di innovazione: continuare ad evolverci mantenendo nostra identità e valori fondanti. A partire da San Babila la formula McDonald’s diventerà, infatti, una rete di casual restaurant che offriranno la possibilità di creare il proprio panino personalizzato, utilizzare i chioschi digitali per effettuare ordinazioni e pagamenti e, non da ultimo, essere comodamente serviti al tavolo”
E non da ultimo essere serviti al tavolo. Benvenuti nella tanto demonizzata robotizzazione, dove affiancare o sostituire le cassiere con dei robot consente scelte di mercato prima impossibili. E dove, dopo aver licenziato 44 persone l’anno scorso, quest’anno se ne assumono 45. E’ uno degli esempi migliori di come il mercato non abbia bisogno di nulla, se non di libertà, per funzionare. I fast food, il male assoluto, stanno evolvendo. Appena la propaganda, stupida e pauperista, del green, Km 0 ed altre idiozie varie da Petrini and Co ha forzato la mano ai consumatori, spingendoli a strapagare per qualità del prodotto che prima non venivano percepite come tali, i grandi, i fast, i capitalisti, si sono adattati. I radical chic credevano di combattere contro il mercato, ma stavano semplicemente lavorando per esso.
Così nei locali della catena in Italia si sta abbandonando lo standard Americano e se ne sta creando uno Italiano, sempre economicamente sostenibile, sempre fast, sempre senza ideologia e dove continui a pagare quello che consumi. Che, però, si adatta alle tue idiosincrasie, anche alle più stupide, e ti viene incontro. È la migliore vittoria su questa minoranza incattivita, pagana ed idolatra. Loro, la loro Madre Terra e tutto il pantheon della “pussy generation” (tutti i diritti riservati all’immenso Clint Eastwood) che vorrebbero distruggere il mercato. E così facendo ampliano solo i margini di profitto di chi sa speculare sulle loro, inutili, battaglie. Un saluto alla Scottona, alla cipolla IGP di Roccacannuccia ed a tutti gli amici dello Scalogno Violetto Maculato presidio Slowfood. Alla fine, l’amore vince sempre sull’amore e sull’odio. E sul radical chic.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,