Milano 7 Agosto – Evviva, per legge gli sprechi diminuiranno. Per legge, come sempre. Perché in questo paese nulla può essere fatto, pensato o persino sognato se non supportato da una legge che ne stabilisca modi, tempi e modalità. Ed anche qui non si sfugge. Per combattere lo spreco viene istituito, ovviamente, un organo Statale, un Fondo, per lottare contro gli sprechi. Il che, se mi consentite, oscilla tra il comico ed il demenziale (attenzione: l’intero articolo si basa sulla proposta di legge dell’on. Braga. In caso di successive modifiche vi daremo notizie alla pubblicazione in Gazzetta). Si lotterà contro lo spreco alimentare sprecando soldi. Spettacolare. Come se non avessimo abbastanza organismi, dipendenti e sedi a cui affidare l’ingrato compito. Come se non avessimo altre priorità. Comunque non finisce qui. Se vengono eliminati una serie di adempimenti burocratici inutili e fastidiosi, vengono introdotti altrettanti ostacoli. Corsi di formazione, la cui regolamentazione dell’esame finale è lasciata alle singole regioni, diventando degli incubi per le grandi catene che dovranno vedersela con venti normative di riferimento. Piani di autocontrollo da lasciare al Comune. E qui, consentitemi, siamo all’apoteosi. Ma se è un piano di autocontrollo, che diamine se ne fa il Sindaco? Capisco che siamo il paese delle autocertificazioni da consegnare agli enti pubblici, ma qui siamo oltre il ridicolo. Non finisce qui, però.
Come fa notare l’esperto del settore Fabio D’Aleo, consulente internazionale in materia alimentare, ci sono alcuni problemi ben più seri da prendere in considerazione. Il punto più grave è la valutazione dell’idoneità al consumo del cibo a bordo scadenza. A parte il pesce fresco (ed i superalcolici, perchè, ehi, ti faranno fumare hashish di stato, ma i superalcolici fanno male), negli altri casi pare saranno le parti a decidere l’idoneità al consumo dei beni. Il che non funziona sempre benissimo. Per esempio, in caso di sviluppo della listeria, si possono raggiungere concentrazioni mortali senza che vi siano alterazioni organolettiche. Quindi tutto andrà benissimo, fino alla prima intossicazione mortale in un ospizio. Ed a quel punto, forse, ci porremo un po’ più seriamente ai principi che regolano questa materia.
Decidiamo di essere libertari, coerentemente? Ed allora eliminiamo per intero la normativa alimentare, facciamo vendere la qualunque in qualunque stato e si regoli il mercato. In quel caso lo spreco alimentare sparirebbe. Tutto sarebbe vendibile o regalabile. Con un prezzo nascosto, ma fortissimo. Ogni volta che decidi di risparmiare prendi un rischio. Un rischio che può costarti salute e vita. Decidiamo di essere realisti? Allora prendiamo atto che l’intero concetto di “spreco alimentare” sa tanto di propaganda. I supermercati non si divertono a buttare le pesche bruttarelle. O le confezioni ammaccate. Lo fanno per mantenere uno standard qualitativo, a fronte del fatto che c’è una sovrapproduzione ed una sovrabbondanza di prodotto tali per cui non dobbiamo rischiare. Non ha proprio senso. Sì, questa situazione non è globale. Ma non sprecare qua non migliorerà di un millimetro la situazione in Burkina Faso. Quello che può succedere, invece è che ogni povero che va al Pane Quotidiano, per ipotesi, potrebbe dover mettere in conto di ricevere cibo quasi scaduto o scaduto del tutto. E ne sarà informato? Saprà valutare pro e contro? La legge non risponde. L’importante è che il piano di autocontrollo sia depositato con le marche da bollo a posto. È il socialismo, bellezza.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,