E il politburo milanese inventò l’albo delle badanti

Milano

Milano 19 Agosto – Mentre, ormai da anni, tutti si lamentano e spendono (inutilmente, a quanto pare) fiumi di inchiostro per sostenere che l’Italia sia il paese delle caste, delle conventicole professionali, del corporativismo più becero e castrante, le amministrazioni progressiste milanesi non trovano niente di meglio da fare che inventarsi un tragicomico “albo delle badanti” e, con esso, la figura della badante di stato, cosa che fa molto Unione Sovietica, compiace i nostalgici comunisti, ma è ben poco efficiente.


Sia chiaro: sono più forti il sincero apprezzamento e la sguaiata ilarità per la fantasia perversa degli assessori milanesi nell’inventarsi pedanterie burocratiche e paternalistiche, che le preoccupazioni che possa nascere una casta delle badanti e baby sitter.

Però, alcune considerazioni sull’ultima trovata dell’instancabile assessore Majorino, signore incontrastato dei servizi sociali del Comune ormai da due amministrazioni, si impongono:

1) innanzitutto, il contributo offerto dal Comune a chi si servirà di una badante “sovietica” è assolutamente insufficiente, visto che una vera assistenza domiciliare ha ben altri costi rispetto a quanto verrà offerto ai cittadini bisognosi: infatti, detto che avranno diritto ad accedere a tale assistenza soltanto i soggetti con indicatore “isee” non superiore a ventimila euro, il contributo massimo che verrà erogato è di millecinquecento euro annui per coloro che, nell’ambito della suddetta fascia di reddito, risulteranno meno abbienti e si ridurrà progressivamente per le fasce che avvicineranno la suddetta soglia.
Soprattutto, fa specie che l’attuale amministrazione abbia inaugurato in pompa magna, con tanto di articolesse agiografiche su tutti i quotidiani amici, la più inutile delle ciclabili, cioè quella intorno al Parco Sempione (già ciclabile di suo) costata l’eliminazione di una preferenziale ATM e la bellezza di sette milioni di euro, mentre per le esigenze concrete (anche se non certo di moda come le chiacchiere eco talebane) dei cittadini più deboli riservi soltanto una sprezzante elemosina.
Ma d’altro canto l’assistenza domiciliare, per quanto a volte indispensabile per la sopravvivenza di molti cittadini, non fa chic come il compiacimento di avere una splendida ciclabile intorno a un parco già ciclabile, anziani e malati se ne facciano una ragione.

2) la scelta di imporre, per l’accesso al risicato contributo comunale, l’ingaggio di una badante “Majorino approved” è l’ennesima affermazione dei preconcetti statalisti di cui anche l’amministrazione Sala, essendo la naturale prosecuzione di quella Pisapia, è incrostata.
Ma è anche il paradigma dell’inefficienza: infatti, anziché “favorire l’incontro tra domanda e offerta”, come sostiene nelle sue roboanti e maquiloquenti dichiarazioni l’assessore, lo contrasta apertamente, in quanto introduce una soffocante limitazione alla libertà di scelta a carico sia di chi necessita di assistenza, sia di chi si propone come badante o baby sitter, entrambi costretti a passare per le forche caudine della pedante e ipertrofica burocrazia comunale.
Inoltre, non è improbabile pensare che, per la sbadierata “formazione” del personale offerto, l’amministrazione si possa appoggiare ad associazioni gradite cui gli appalti, come avvenuto fino ad ora, verranno affidati con procedure negoziate anziché con bandi: per carità, la scelta sarà, nel caso, lecita, ma di sicuro non solo sarà politicamente iniqua, ma anche oppressiva e limitativa.
Nessuno discute che il Comune possa avere un suo sportello dedicato alla domanda e offerta di badanti (rivolgendosi a chi gli pare per il reclutamento e la formazione), semplicemente non deve essere obbligatorio rivolgersi ad esso e il contributo deve essere erogato anche a chi si avvale di personale fornito da associazioni non legate all’amministrazione. Oppure, risparmiando sull’inutile realizzazione di ubbie ideologiche, teoriche, educative, eque, solidali, sostenibili e, naturalmente, ciclabili, il Comune potrebbe offrire ai redditi più bassi (o pari a zero) un servizio di badanti “gratuite” o a costo “calmierato” (basta amministrare decentemente i proventi dei mostruosi balzelli imposti ai cittadini) e, in alternativa, un contributo economico a chi si avvale di personale autonamente reperito nell’ambito del privato sociale, secondo una logica sussidiaria ed efficiente: concetti elementari che, in quanto tali, sono inaccessibili al politburo di Piazza della Scala, il quale della complicazione delle cose semplici ha fatto una vera e propria missione.

3) pur confidando nell’infinita fantasia da parte dell’amministrazione in carica nel coniare definizioni accattivanti, politicamente corrette e, in definitiva esilaranti (le domeniche “a pedonalizzazione diffusa” sono un capolavoro di autentico culto e contorsionismo linguistico), quella cui il Comune di Milano intende subordinare l’erogazione dell’elemosina annua è l’iscrizione della persona prescelta ad un vero e proprio albo professionale.
Giustamente, da anni si discute della soppressione degli albi professionali, della dubbia utilità degli stessi, dei problemi che questo tipo di protezioni corporative creano (si pensi, ad esempio, alla figura del mediatore occasionale, il quale spesso è decisivo nella conclusione di importanti affari, ma che, non essendo iscritto negli appositi albi, non ha diritto a retribuzione, fenomeno che non fa altro che creare un lauto giro di compensi sottratti al fisco e privi di tutela di carattere legale…), e l’amministrazione di Milano ne realizza nei fatti un altro (non c’è peggior conservatore di un progressista), il quale crea una discriminazione tra le badanti selezionate dal Comune e quelle che si propongono tramite altri canali, magari più efficienti, come spesso avviene nell’ambito del privato sociale.

Una scelta davvero geniale per chi ha come unica missione la trasformazione di Milano in un soviet in cui i cittadini di fatto devono vivere dell’elemosina dell’amministrazione, con evidente penalizzazione di ogni iniziativa privata, una boiata pazzesca per tutti gli altri.”

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