I radical chic amano i profughi solo se non vanno a Capalbio

Attualità

Milano 20 Agosto – Dopo le famigerate quote latte e le assurde quote rosa non potevano mancare le quote profughi, il tormentone dell’estate e dell’inverno e lo spauracchio di tutti i Comuni da qualche anno a questa parte.
La sindrome nimby (not in my backyard, non nel mio cortile) non risparmia nessuno, ché con le case degli altri son tutti bravi a predicare l’accoglienza. Però c’è qualcuno più bravo degli altri, è il piddino radical chic, quello col piedino in villa a Capalbio che dall’amaca sotto il pino marittimo si spertica in proclami buonisti tra un crostino al cinghiale e due gamberetti coi cannellini.

In verità non ci è dato sapere cosa si dicono gli intellò nelle loro case chiuse al volgo, cioè a tutti coloro che non sono loro, noi lavoriamo di immaginazione ferragostana sotto il nostro volgare ombrellone, e però non è detto che anche loro non immaginassero che un giorno o l’altro il profugo si sarebbe insinuato tra i vicoli profumati della casta eletta, magari l’avranno appreso solo dal Corriereche a settembre arriveranno 50 profughi freschi freschi a Capalbio. Ad agitarsi nevroticamente nell’intervista è il sindaco poco allegro del ridente (almeno fino a notizia appresa) comune toscano, il quale si lagna per la sproporzione delle quote affibbiategli e grida al sospetto di un dispetto. Tanto più che al bando per l’accoglienza ha partecipato un’unica società, la “Ati Senis Hospes-Rti Tre Fontane”, cooperativa per di più in odore di Mafia Capitale, proprietaria di un lotto di villette non ancora abitate a ridosso del borgo storico e, a detta del sindaco, non certo adatte a ospitare il migrante visti gli arredi raffinati e la vicinanza alle ville dei vip. Il sindaco si preoccupa naturalmente anche del problema dell’integrazione del povero migrante, dato che a Capalbio non c’è il cinema e la copertura internet non è delle migliori. Ovvio che laggiù si bastano da sé.

Insomma, da buon piddino un colpo al cerchio del buonismo e uno alla botte (piena) dei signori villeggianti, e intanto si avvicina il 25 agosto col suo prestigioso premio e Capalbio sembra prepararsi alla protesta se fino ad allora la faccenda non sarà chiarita.
Ma non c’è estate senza l’articolo di ordinanza su Capalbio e i suoi frequentatori, che si ritrovano in una comparsata sulla pagina estiva per il solo fatto di esistere e di aver messo radici nel bosco pietrificato della casta dei moribondi viventi. Quest’anno la fresca novità è l’abbinamento col migrante, meno cupo e più colorito, e al di là della puzza sotto il naso pietrificato, chi meglio della nostra crème brûlée sa come procedere, visto che da decenni questi stessi “intellettuali” di sinistra ci propinano saggistica e narrativa terzomondista, pacifista, integrativista, multiculturalista, antiamericanista, antiliberista (come cosa c’entra col migrante, il liberismo è il nuovo trend per tutti i mali del globo!), piagnona, provincialista, femminista, socialista, sociologica, educatrice e per tutto ciò che ho dimenticato basta sfogliare un romanzetto qualsiasi, tutti lagnosi e scritti pure da cani, nemmeno di razza.

Ebbene, con un simile background con cui ci hanno sfracellato gli zebedei per decenni, che vuoi che sia occuparsi di una cinquantina di profughi che manco devono ospitare a casa loro. Oltretutto si troverebbero dinanzi a una nuova esaltante sfida sperimentale, niente ghetto periferico, lotte sociali, discriminazioni e degrado pasoliniano, niente generiche colpe a quel mostro di Occidente con le sue falle educative, qui i maestri sono loro e possono dimostrare all’Europa intera “come ti integro il migrante in 30 giorni”.

Il problema sarà semmai dei migranti: come faranno a sopportare gente simile? A loro tutta la nostra sincera solidarietà. Dopo una settimana qualcuno scapperà dai parenti nelle popolose banlieue del Ruhrgebiet, altri si scateneranno in kebab-party nel giardino di lusso inviando l’olezzo oltre la siepe nel portico del vicino che si appresta a far servire l’acqua cotta in guanti bianchi ai suoi ospiti.

E intanto il sindaco sbraita che a fronte di 31,28 euro a persona all’anno destinati al welfare per i suoi cittadini, se ne spendono 35,50 per ogni migrante, ma al giorno. Soldi che ovviamente nessuno sottrae ai residenti per la semplice ragione che senza i migranti non sarebbero erogati. E a questo principio di sovvenzioni che vede coinvolta la UE e di conseguenza tutti gli stati membri, dovranno farci il callo anche i vip di Capalbio, alcuni di essi pure corresponsabili, direttamente in quanto politici o indirettamente in qualità di intellettualoidi, di un sistema di speculazione sul migrante che con l’accoglimento dignitoso c’entra come un tajine di montone consumato con le dita sui lettini dell’esclusiva Ultima spiaggia.

Laura Zambelli Del Rocino (L’intraprendente)

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