Milano 1 Settembre – Il reportage e l’ironia è di Maurizio Donelli sul Corriere. A riprova del pressapochismo e della mancanza di visione d’insieme. Ne riportiamo l’articolo “Non c’è solo il magnifico e ammiratissimo Bosco Verticale a Milano. Ce n’è un altro, decisamente meno verde (o perlomeno verde solo a intermittenza) e del tutto orizzontale. Si tratta della gigantesca distesa di semafori intorno a Porta Ticinese. Stando dentro i confini di piazza XXIV Maggio se ne contano addirittura 83. Sì: ottantatré. Tanto per fare un paragone, nella stessa area gli alberi sono 13: 12 nuovi piccoli platani più la storica quercia monumentale.
La piazza era stata riconsegnata alla città nell’aprile del 2015, dopo un anno di lavori importanti legati alla riqualificazione della Darsena. Per organizzare il traffico nella rotonda sulla quale confluiscono le auto da corso di Porta Ticinese, viale Gian Galeazzo e viale Col di Lana (una superficie di circa 19 mila metri quadrati con area pedonale di 7.500 metri quadrati) era necessario piazzare qualche semaforo.
L’impressione è che si sia un po’ esagerato con quegli 83 pali luminosi costati, facendo una media di 15 mila euro a impianto, un totale di un milione e 245 mila euro (il costo complessivo per l’intera ridefinizione della piazza è stato di 4 milioni e 300 mila euro). Il tutto era stato concordato con la Soprintendenza ai Beni Culturali e Architettonici. L’obiettivo dichiarato era riqualificare l’area rispettando le linee architettoniche stabilite da Luigi Cagnola che disegnò la piazza nel 1800. E che, viene da pensare, se gli avessero fatto vedere, prima di realizzarlo, il progetto attuale, avrebbe acceso il semaforo rosso.
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