Milano 4 Settembre – Matteo nel Paese della Meraviglie è l’ultimo capolavoro firmato Palazzo Chigi. Le trenta slide presentate per illustrare i due anni e mezzo di governo sono le diapositive di un paese che non esiste. «Numeri, non chiacchiere» ha sintetizzato il premier. Ma anche le cifre, si sa, si possono sparare a caso. Così l’Italia, in quattro sfogli di pagina, è diventata “a place to be”, o meglio “to live”: un Bengodi dove il lavoro va a gonfie vele, dove la crescita, in un contesto generale piuttosto sconfortante, non è poi così male, dove si pagano tasse umane e dove tutti, buttandosi tra le braccia dello scout di Rignano, vivono felici e contenti, fiduciosi nel mondo che verrà.
Ecco i numeri di Renzi: prima che si insediasse il suo governo, gli occupati erano 22 milioni 180 mila, oggi sarebbero 22 milioni 765 mila. Il tutto con una disoccupazione in calo dal 13,1 all’11,4 %, con una vertiginosa diminuzione, pare, della disoccupazione dei giovani. A ciò si aggiungono una crescita all’1%, e un deficit al 2,4%. E le tasse? Non si paga più la tassa sulla prima casa, tutti hanno la loro mancetta di 80 euro in busta paga e si risparmiano 10 euro l’anno sul canone Rai. “Tanta roba”, direbbero al bar sotto casa. Anche gli investimenti e le spese dei cittadini, che sprizzerebbero fiducia da tutti i pori (109,2 la fiducia nel premier contro quella al 94,5 verso Enrico Letta), sono alle stelle: 43 milioni di persone che scorrazzano tra le sale dei nostri splendidi musei e 53 milioni di turisti che invadono le nostre città. A cui si aggiungono 1 miliardo e mezzo di spesa in edilizia scolastica e un welfare che ha messo a disposizione dei meno fortunati 3,4 miliardi. Last but not least, pare stiamo diventando un Paese civile: meno processi pendenti e più volontari.
Ecco i numeri che, in questi mesi, invece, hanno snocciolato vari istituti di ricerca: la crescita, secondo i dati Istat dell’ultimo trimestre è a zero; la disoccupazione giovanile, sempre secondo l’Istituto di statistica, continua a salire e sfiora il 40%; le assunzioni a tempo indeterminato, nonostante il Jobs Act, sono calate dell’80% rispetto allo scorso anno come ha rilevato l’Inps. Per quanto riguarda le misure fiscali, si è già detto come la misura degli 80 euro sia stata una mezza patacca, visto che in molti hanno dovuto restituire il contributo con la dichiarazione dei redditi. Bene l’abolizione della tassa sulla prima casa, che già non si pagava con Berlusconi, ma che lo sciagurato governo Monti aveva reintrodotto per far cassa. Resta il fatto che Matteo non si è inventato nulla di nuovo e che le imprese continuano a versare il 65% dei loro ricavi in tasse.
Si è sempre parlato di Italia “a due velocità”, quella del Nord e quella del Sud. Ora siamo arrivati ad avere due Italie: quella che viaggia nella testa di Renzi e dei suoi ministri e quella in cui viviamo tutti i giorni. Sono oggettivamente un po’ diverse.
Federica Venni (L’Intraprendente)
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