Milano 6 Settembre – Nella prossima manovra l’aumento delle pensioni minime «ci sarà, in qualche misura sì, dobbiamo trovare la modalità e le forme». Lo ha detto il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, a margine del Forum Ambrosetti, in corso a Cernobbio. Anche se l’annuncio ha un sapore vagamente elettorale, visto che il governo sta cercando di riconquistare il gradimento perduto per ottenere la vittoria al referendum costituzionale, l’impegno a rimpolpare le rendite più basse da parte dell’esecutivo è comunque un segnale importante verso le fasce più deboli del Paese.
Non è solo su questo che il Governo sta operando nel capitolo pensioni che entra nel vivo questa settimana e che sarà discusso con le parti sociali già domani. In rampa di lancio c’è anche l’Ape, la possibilità di finanziare l’uscita anticipata attraverso un prestito erogato dalle banche e garantito dall’Inps, da rimborsare negli anni di pensionamento che di fatto decurta l’assegno di una piccola percentuale rispetto al dovuto. La novità prevede che l’Ape diventi uno strumento flessibile.
LE IPOTESI SULLE MINIME
Considerato che la dote a disposizione del governo per l’intero dossier pensioni è attorno ai due miliardi di euro, e dunque la coperta è stretta, i tecnici sono al lavoro per restringere la platea delle minime da ritoccare all’insù. L’obiettivo è di dare più risorse a chi ne ha realmente bisogno. Per questo per sfoltire il numero dei beneficiari sarebbero depennati dall’incremento quelli che, oltre alla minima, percepiscono l’assegno di reversibilità. Nella scrematura si terrebbe poi conto della situazione reddituale dell’intero nucleo familiare. Così l’utilizzo dell’Isee (l’indicatore patrimoniale delle famiglie) che tiene conto dei redditi percepiti dal coniuge e della ricchezza immobiliare e mobiliare complessiva, porterebbe il numero di coloro ai quali sarebbe aumentata la rendita minima (oggi attorno ai 500 euro al mese) dai 3,5 milioni a circa un milione.
APE IN RAMPA DI LANCIO
Sempre più concreta l’ipotesi dell’avvio dell’Ape che sarebbe però parziale con la possibilità di scelta della decurtazione modulabile secondo le esigenze del lavoratore. Poletti ha spiegato che sull’anticipo pensionistico: «C’è una discussione in corso, stiamo verificando. Vogliamo fare in modo che la gente possa essere libera di scegliere e valutare quale sia il mix migliore per loro. Vogliamo rendere più aperto e flessibile questo strumento perché lo consideriamo uno strumento di libertà».
Si tratterebbe di un Ape parziale da riservare in prima battuta ai senza lavoro e a chi fa lavori pesanti, per dar modo di andare in pensione prima con un anticipo di solo una parte dell’assegno.
RICONGIUNZIONI E TAX AREA
Tra gli interventi sui quali ci sarebbe una convergenza ma che saranno al centro dei colloqui sindacali anche quelli a favore dei lavoratori precoci e dei lavoratori usuranti per agevolare la loro uscita anticipata dal mondo del lavoro. Una no tax area per i pensionati ma anche la ricongiunzione gratuita dei contributi versati in fondi distinti e la cancellazione delle penalizzazioni dei lavoratori, con 40 anni di contributi versati, che vogliono andare in pensione prima dei 62 anni.
Filippo Caleri (Il Tempo)
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