Ciampi ha ridato la Patria agli Italiani

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Milano 17 Settembre – Ciampi non è un presidente popolare a destra. Nulla di strano, non era uno dei nostri. Non ha mai fatto nulla per nasconderlo. Però. Però da destra abbiamo il dovere morale di ricordare, il giorno dopo la sua morte, che ha avuto un merito. Un merito che nessuno potrà mai contestargli. Salvo un Salvini ormai messo alle corde dalla propria mania per l’urlo sguaiato da avvoltoio quando avvista la propria preda. Ciampi ci ha insegnato a chiamare, di nuovo, Patria l’Italia. Il che è assolutamente ironico. Pensateci, lui è stato quello che ci ha portato in Europa. Lui ha insistito perché entrassimo nell’Euro da subito. Lui è probabilmente quello che ha gestito in maniera molto Italiana, va detto, i nostri conti. Eppure è stato anche quello che ha riscritto la storia del nostro Paese creando un filo rosso che legasse i nostri principali avvenimenti. Tentando, anche con operazioni non proprio storicamente ortodosse, di dare una Patria agli Italiani. Oggi mi sento intellettualmente audace, per cui la butto là: se non ci fosse stato Ciampi, Pansa, il narratore del lato oscuro della Resistenza, non avrebbe avuto tanto successo. Non è una provocazione fine a se stessa.

Nel suo tentativo di glorificare la Storia Italiana si sono scoperte due cose. La prima è che il tentativo era molto ben accetto. Non era esattamente scontato. Se dopo 20 anni oggi nessuno, o quasi, ricorda le ampolle e le acque sacre del Po, allora la Padania era un argomento fortemente sentito. Però, la forza, la tenacia e la dedizione di Ciampi riportarono il Tricolore, la Patria e le Virtù Nazionali alla ribalta. Solo che non avvenne esattamente come sperato. Prima Pansa, poi Telese, poi molto, molti altri, sdoganarono un’altra storia. Una storia, per assurdo, molto più Patria di quella voluta dal Quirinale. E successe proprio quando l’innamoramento per Bruxelles era al massimo. La gente, quel popolo così disprezzato dalle élite, aveva già il presentimento che qualcosa non avrebbe funzionato in Europa. Così, lanciata nel mare magnum del mercato comune l’Italia si è guardata indietro e dentro. Ed ha voluto vedere anche i ricordi rimossi. No, non era quello che Ciampi voleva. Dovessi tirare ad indovinare, anzi, non era affatto felice. Ma era un galantuomo e seppe perdere con dignità.

Quindi, portando l’Italia in Europa, lottando per rilanciare lo spirito resistenziale ed opponendosi alle spinte centrifughe pose le basi per la nuova destra. Non volontariamente. No, quello proprio no. Però l’ironia della storia si riassume esattamente nell’eterogenesi dei fini. Ed il risultato ha creato il nazionalismo, becero e confuso, di quel Salvini che gli dà del traditore. Un capolavoro.

La sua sconfitta, sottile e spesso ignorata, regalò l’Italia agli Italiani. Che, non sapendo esattamente cosa farsene, la diedero a Napolitano e Monti. Dimostrando che un Italiano, molti anni fa, dicendo che governare gli Italiani non fosse difficile, ma proprio inutile, non aveva del tutto torto.

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