Milano 26 Settembre – Armani va in scena e dimostra come si può cambiare nel rispetto della propria identità. E va in scena l’eleganza, la leggerezza, lo stile pulito con qualche concessione alla trasgressione. Armani insegna che si può, anzi si deve “svolgere, non stravolgere”, rimanendo se stessi.
“Non voglio più stravolgere, ciò che mi interessa oggi è svolgere il mio dna. Per questo non ricorro a boutade o a colpi di teatro. Resto quello che sono e provo a innovare la mia identità”
Per dire no agli eccessi, per enfatizzare la praticità del quotidiano, per dire sì alla sobrietà illuminata dall’innovazione e dalla fantasia. Con l’attenzione e la sensibilità per l’armonia, l’equilibrio, il bello. Armani conia un neologismo per definire le sue proposte “Charmani”che, applicato a Milano potrebbe diventare una filosofia del fare, un programma di recupero ambientale, nel doveroso rispetto dell’identità di una città elegante, austera, che conosce e può accogliere con misura altre culture, altre idee.
Ma Milano è allo sbando, sguaiata, sciatta, inconsapevole della propria Storia, delle proprie potenzialità. Perché governata senza capacità di pianificare, alla giornata, con il pressapochismo che indica disamore e indifferenza, con l’insensibilità che evidenzia l’incapacità di una visione d’insieme. Stravolta dall’emergenza migranti, dall’emergenza periferie, dall’emergenza insicurezza. Milano non può presentarsi in pubblico con il vestito sguaiato del degrado diffuso, di una viabilità illogica, di un abbandono colpevole
Milano ha un suo DNA da “svolgere”, un suo charme da impreziosire, una sua Bellezza con cui stupire.
Come vorrei una Milano “Charmani”…
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano